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L’ospedale di San Giovanni di Dio alle porte di Firenze ha affrontato l’emergenza con un elevato numero di posti letto per i contagiati dal Coronavirus. “Abbiamo individuato dei reparti che si prestassero in qualche modo ad essere più isolati, nei quali potessero essere previsti dei percorsi specifici e isolati dal resto dell’ospedale. In quei reparti abbiamo messo i pazienti affetti da Covid“, racconta il direttore di Medicina Interna del nosocomio, Alberto Fortini.
Anche a Firenze si è resa necessaria una riorganizzazione come conseguenza dell’emergenza Coronavirus. “Nell’ospedale di San Giovanni di Dio abbiamo 74 letti destinati a pazienti Covid. Si possono aggiungere altri letti in caso di necessità e, per quanto riguarda l’area medica, abbiamo aperto 90 letti non Covid. Sono numeri rilevanti“, sottolinea Fortini.
La struttura di San Giovanni di Dio a Firenze è stata messa a dura prova dall’emergenza, ma è riuscita a rispondere presente. “Questo è un ospedale di diversi anni fa – osserva il direttore di Medicina Interna –. Per cui non è stato facile predisporre dei percorsi che distinguessero con precisione le zone cosiddette sporche da quelle cosiddette pulite. Credo però che abbiamo fatto complessivamente un buon lavoro“.
Il medico illustra anche quali siano stati i provvedimenti presi nella struttura di Firenze a tutela di pazienti, parenti e operatori sanitari: “Questo è un reparto di degenza. C’è un ingresso dal quale entrano i pazienti e il personale sanitario vestito, barricato, con le tute, le maschere, le visiere, i guanti. Utilizziamo tutti i presidi di protezione individuale necessari. Quindi il lavoro viene fatto all’interno, sempre con tutte le protezioni. E poi c’è una via d’uscita separata, distinta dall’ingresso. Qui il personale rimuove tutte le protezioni individuali, si igienizza, si lava, e poi esce nella zona pulita“.
Arriva quindi un quadro più esaustivo sulla situazione del contagio all’ospedale. “Chiaramente noi abbiamo tanti pazienti ricoverati in età avanzata. Come tutti ormai sanno, questi sono i pazienti a maggior rischio di evoluzione negativa. Per la verità, però, ci sono anche dei pazienti giovani molto gravi, che hanno avuto complicazioni importanti – ammette il dottore del nosocomio di Firenze –. Ma è vero che i pazienti più anziani presentano le patologie più a rischio. Fortunatamente ci sono molti pazienti, anche anziani, che hanno superato la malattia. Questo dipende dalla risposta individuale, ancora non è chiarissimi tutti i meccanismi che portano l’infezione a dare conseguenze più o meno gravi“.
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