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“Il nostro studio, pur in questo periodo di estrema difficoltà, ha raccolto 10.000 euro da donare al progetto dell’Ospedale Fiera Milano. Ora, vista l’incompetenza con cui i nostri soldi sono stati gestiti, crediamo di poter chiedere il rimborso della somma versata nel caso il progetto dovesse essere disatteso“. Queste le parole di Giuseppe La Scala, avvocato milanese che in prima persona si è speso per la raccolta fondi tra i suoi associati.
Le pieghe del regolamento
“Temo di essere stato uno dei tanti che compiono un gesto di slancio. E, per esempio, non leggono i regolamenti dei fondi o delle fondazioni che sollecitano le donazioni. Abbiamo pensato più a dare che a controllare – racconta l’avvocato La Scala –. Infatti devo dire che il regolamento della Fondazione Comunità non è un bel regolamento. Adesso mi hanno assicurato di averlo cambiato, ma prevedeva che i quattrini andassero a un fondo separato. Questo è stato costituito con la prima donazione di Fiera e la disposizione degli immobili di Fiera“.
E le lamentele dell’avvocato riguardano anche iniziative benefiche altrui: “Lo stesso regolamento non assicura che le spese siano rendicontate ai donatori, ma solo a Fondazione Fiera. Gli altri donatori sono stati migliaia, alcuni anche più importanti di noi. Ora questo regolamento lo abbiamo fatto cambiare e ci hanno spiegato che esiste anche una commissione di esperti che verifichi la destinazione dei fondi“.
Ospedale Fiera: le responsabilità
E La Scala spiega che le responsabilità legate all’Ospedale Fiera potrebbero avere importanti conseguenze: “Non c’è dubbio che il rapporto di donazione sia sui generis, perché in questo caso non è regolata dal codice civile. Certe somme richiederebbero infatti addirittura di un atto pubblico notarile. Ma se lo scopo viene tradito o se per negligenza del donatario l’utilizzo dei fondi è oggetto di spreco, esistono responsabilità di chi ha ricevuto i quattrini. Speriamo ora di vedere come sono stati spesi i nostri soldi“.