Restano ancora molti punti oscuri da chiarire sulla terribile sera di sabato 11 novembre, quando Giulia Cecchettin è stata sequestrata dall’ex fidanzato e poi accoltellata a morte nella zona industriale di Fossò, in provincia di Venezia. L’ultimo in ordine di tempo riguarda la telefonata fatta al 112 dal vicino di casa della famiglia Cecchettin, dopo aver udito le urla della ragazza nel parcheggio lì vicino. Ora emerge che dopo la chiamata fatta alla 23:18 nessuna pattuglia è giunta sul posto. “Saranno avviati tutti gli approfondimenti necessari per verificare la correttezza delle procedure operative seguite”, assicurano i carabinieri.
Secondo fonti dell’Arma, il testimone avrebbe riferito di “una lite tra due persone che erano già risalite in auto e si erano allontanate” senza tuttavia fornire la targa del veicolo, che “non era riuscito ad annotare la targa”.
In una nota il comando generale dei carabinieri spiega che a quell’ora di sabato “c’erano altri interventi in atto da parte delle pattuglie“. Di fatto fino alle 13:30 di domenica nessuna ricerca dei due ragazzi è stata avviata. Le indagini e il sopralluogo a Vigonovo, che ha fatto scoprire le macchie di sangue nel parcheggio dell’asilo in via Aldo Moro, sono scattate solo a seguito della denuncia per scomparsa presentata dal papà di Giulia. Una volta rientrato a casa, Gino Cecchettin ha telefonato nuovamente al 112 per riferire di essere stato informato dal vicino di casa della lite nel parcheggio la sera prima. A quell’ora, secondo quanto indica l’ordinanza del gip, Filippo Turetta e la sua Fiat Punto nera avevano già superato la zona tra Cortina e Dobbiaco e si dirigevano verso l’Austria.
In un primo momento era circolata la notizia che la Procura della repubblica di Venezia intenderebbe acquisire la registrazione della telefonata, per valutarne i contenuti e le procedure seguite da chi ha risposto. Ma gli stessi Carabinieri hanno smentito la notizia. Al momento dunque sembra escluso ci siano fascicoli aperti in Procura relativi alla telefonata.
Il 112 è il numero di emergenza unico europeo per richiedere urgentemente un intervento di polizia, vigili del fuoco e di un’ambulanza. Si può ricorrere al servizio per esempio quando si è testimoni di un’aggressione, di un incidente stradale o tentativo di furto. È possibile chiamare, gratuitamente da rete fissa o mobile, da qualunque paese dell’Unione europea. L’operatore che risponde inoltra la chiamata alla centrale operativa competente per tipologia di emergenza. È possibile chiamare anche da telefoni cellulari sprovvisti di carta Sim.
È importante fornire all’operatore tutte le informazioni utili ma, se non si è in grado di indicare la propria posizione, il servizio di emergenza riuscirà comunque, entro due secondi, a localizzare il luogo da dove partita la chiamata.
Intanto è emerso un messaggio audio di Giulia Cecchettin, che fornisce getta luce sul rapporto tra lei e l’ex fidanzato. “Mi sento in una situazione in cui vorrei che sparisse, vorrei non avere più contatti con lui“ “perché comincio a non sopportarlo più”, diceva la ragazza ammettendo però la propria difficoltà a troncare ogni relazione. “Non so come sparire, nel senso che vorrei fortemente sparire dalla sua vita, ma non so come farlo perché mi sento in colpa, perché ho troppa paura che possa farsi male in qualche modo“. La registrazione è un documento del programma Chi l’ha visto? anticipato dal Tg1.
Nell’audio Giulia racconta del “ricatto” subìto: “Lui mi viene a dire cose del tipo che è super depresso, che ha smesso di mangiare, che passa le giornate a guardare il soffitto, che pensa solo ad ammazzarsi, che vorrebbe morire”. Parole che “suonano molto come ricatto”.
Il trasferimento di Turetta in Italia, dopo la sua cattura in Germania, è previsto per domani. Il 22enne, accusato di omicidio volontario e sequestro di persona, arriverà a Venezia a bordo di un aereo militare attorno alle 12:30. L’indagato quindi sarà preso in custodia dai carabinieri e trasferito in carcere, dove sarà messo a disposizione del giudice.
Il quadro accusatorio dell’indagato nel frattempo potrebbe aggravarsi. Gli inquirenti infatti sono al lavoro per valutare l’aggravante della premeditazione. Emerge infatti l’ipotesi di un sopralluogo dell’ex fidanzato a Fossò, dove avvenne la seconda, mortale aggressione, il giorno stesso della morte di Giulia. Secondo quanto scrive il giudice nell’ordinanza la sua Fiat Punto è stata rilevata nel pomeriggio mentre si dirigeva da Vigonovo verso Fossò, distante 6 chilometri, e alle 17:14 mentre transitava in via Castellaro. Dopo quella deviazione, al momento senza spiegazione, il ragazzo si è presentato a casa della ragazza alle 17:30, e insieme in auto raggiunsero il centro commerciale di Marghera, per cenare al McDonald’s. Contestazioni cui Filippo dovrà rispondere nell’interrogatorio di garanzia.
Un’ipotesi, quella della premeditazione, che potrebbe essere confermata da un altro particolare emerso nelle ultime ore. Secondo quanto ripota il quotidiano La Stampa, due o tre giorni prima del femminicidio il ragazzo avrebbe acquistato online del nastro adesivo compatibile con quel pezzo di scotch che è stato ritrovato nella zona industriale di Fossò. L’aggravante porterebbe la pena massima prevista all’ergastolo, con l’impossibilità, da Codice, di chiedere il rito abbreviato.
La Procura potrebbe contestare anche il reato di occultamento di cadavere considerando che Turetta ha nascosto il corpo in un’area boschiva, in una zona montuosa in provincia di Pordenone.
Turetta ha confessato di aver ucciso Giulia e di aver tentato più volte di farla finita ma di non esserci riuscito. Nel corso della sua fuga ha pensato più volte di uccidersi ma poi gli è mancato il coraggio. La confessione emerge dal verbale dell’interrogatorio delle autorità tedesche. Agli investigatori che lo hanno fermato Turetta ha detto: “Ho ammazzato la mia fidanzata”. Quando è stato arrestato in Germania, il ragazzo aveva delle evidenti macchie di sangue sui vestiti e diverse ferite alle mani e alle caviglie. È uno dei particolari emersi dalla confessione dell’ex fidanzato di Giulia Cecchettin alla polizia tedesca. Il ragazzo avrebbe detto subito agli agenti che lo hanno fermato di aver ucciso la 22enne e lo avrebbe fatto in inglese.
Nell’auto del ragazzo, al momento sotto la custodia giudiziaria tedesca in un deposito in Germania, sono stai rinvenuti un coltello da cucina con una lama di dodici centimetri, probabilmente l’arma del delitto, un paio di guanti e un telefono cellulare. All’interno della Punto nera fermata lungo l’autostrada vicino a Lipsia sarebbero state individuate anche tracce di sangue.
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