Roma, protesta settore spettacolo: tensioni con forze dell’ordine

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A Roma il mondo dello spettacolo lancia un nuovo grido d’allarme. In Piazza dei Santi Apostoli si sono riuniti attori, ballerini, scenografi, sarte, artisti di strada e molti altri operatori del settore. Facce di una stessa medaglia che vorrebbero vedersi tutelati e rappresentati dal governo, non solo alla luce della crisi economica causata dalla pandemia, ma anche per quel che riguarda una politica che, a detta dei manifestanti, non favorisce il settore già da tempo.

Durante la manifestazione ci sono stati attimi di tensione con le forze dell’ordine. Al grido di “Corteo! Corteo!” e “Abbassa il fucile!” i manifestanti hanno provato ad uscire dalla piazza per cercare di ‘sfilare’ tra le strade della Capitale, ma sono stati subito fermati e hanno proseguito il loro sit-in.

“Nessuna politica di investimenti nel settore spettacolo da 35 anni”

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La presa di posizione dei partecipanti alla manifestazione è durissima: “Una situazione che continua dal lockdown, ma inizia da prima – racconta un manifestante –. Il Covid ha tirato fuori tutte le nostre problematiche. Il nostro è un settore dove molti non sono riconosciuti a livello legale. Noi abbiamo bisogno di una politica che investa nella cultura”.

“Non è la Fase 2 o la Fase 3 il problema – aggiunge –, ma il funzionamento del mondo dello spettacolo. L’80% degli attori ha un reddito che non arriva a 5mila euro annui, chiaramente vuol dire che lavora in nero e la politica lo sa. Lavoriamo su finanziamenti che vanno ad aumentare i deficit invece di investire. Una politica che investa su cultura e spettacolo manca da 35 anni“.

“Solo il 10% tornato a lavoro dopo le riaperture”

“Quello che chiediamo è un reddito di continuità fino alla ripresa di ogni attività – sottolinea un’altra manifestante –. Dire che teatri e cinema sono riaperti il 15 giugno è una grande falsità: soltanto il 10% degli operatori dello spettacolo tornerà a lavoro, il resto resterà a casa probabilmente fino al 2022. Così funziona il nostro lavoro”.

“Visto che i problemi sono diventati drammatici con la pandemia, chiediamo di diventare interlocutori attivi in una riforma del settore – conclude la donna –. Non bisogna prediligere solo le grandi imprese ma anche le lavoratrici e i lavoratori che sono un’eccellenza riconosciuta in tutto il mondo”.

 

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