Fase 2, a Torino la prima colazione al bar da oltre due mesi

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Anche il Piemonte compie il passo successivo nell’ambito della Fase 2 e delle relative restrizioni per combattere la diffusione della pandemia di coronavirus. Dopo oltre due mesi di chiusura al pubblico (se non per l’asporto nei primi giorni della Fase 2), i bar e i ristoranti possono riaprire da sabato 23 maggio i loro locali e i loro dehors, mettendoli a disposizione del pubblico. Un passo importante verso il ritorno alla normalità che tutti i cittadini si augurano arrivi al più presto. A Torino qualcuno ha già fatto la prima colazione al bar, seguendo le ormai consuete misure di sicurezza.

Qualche giorno di ‘ritardo’ per il Piemonte

L’ultima volta che in Piemonte ci si poteva sedere al bar per prendere il caffè risaliva allo scorso 8 marzo. Poi erano arrivate le zone rosse e successivamente le restrizioni a livello nazionale per la Fase 1. Dopo l’allentamento delle restrizioni stesse da parte del governo a partire dallo scorso lunedì 18 maggio, alcune regioni avevano deciso comunque di tenere chiuso qualche altro giorno e il Piemonte era tra queste. Da oggi, però, anche a Torino, come in tutto il resto del territorio regionale, le consumazioni non sono più disponibili soltanto da asporto, ma si possono assumere nei dehor e, dove possibile, all’interno dei locali.

Confermate le regole previste per garantire la sicurezza di tutti i clienti che vorranno tornare ad usufruire dei servizi offerti da bar e ristoranti piemontesi: distanza di sicurezza fra un tavolo e l’altro, utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, igienizzazione delle mani garantita da totem appositi.

La riapertura non cancella i timori

La riapertura, in ogni caso, non cancella le insicurezze dei titolari delle attività, come visto già nei giorni scorsi. “A livello economico non conviene, ma dal punto di vista professionale è importante ricominciare. Siamo chiusi da due mesi e mezzo, ci sembrava corretto riaprire il primo giorno possibile” hanno dichiarato alcuni esercenti della zona, preoccupati per il futuro economico delle loro attività.

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