Di esplosioni se ne sono verificate alcune (soprattutto in uno specifico impianto), ma per fortuna hanno sempre causato dei danni limitati
Prima dell’esplosione avvenuta il 9 dicembre 2024 nel deposito dell’Eni a Calenzano (un comune in provincia di Firenze), negli ultimi anni si sono verificati altri incidenti simili in Italia, riguardanti perlopiù strutture come le raffinerie, dove avviene la produzione di combustibili e carburanti, oltre che dell’energia e delle materie prime necessarie al settore petrolchimico. Nella Penisola sono attivi undici impianti di questo tipo e si trovano a San Martino di Trecate, Sannazzaro de’ Burgondi (in provincia di Pavia), Busalla (in provincia di Genova), Livorno, Ravenna, Falconara Marittima (in provincia di Ancona), Taranto, Milazzo, Sarroch (Cagliari) e nel polo industriale siracusano, che si estende lungo i comuni di Augusta, Priolo Gargallo e Melilli (qui ce ne sono due). Vediamo quali incidenti si sono verificati negli ultimi dieci anni.
Tra le esplosioni più volente degli ultimi anni c’è senz’altro quella che si verificò nel 2019 nella raffineria di Sannazzaro de’ Burgondi, che produsse un boato udibile a distanza di chilometri in tutta la Lomellina. Il rumore assordante si accompagnò a una colonna di fumo nero. Tutto ciò avvenne a causa della detonazione di un gassificatore, che per fortuna non causò né vittime né feriti. Come spiegato dall’Eni in un comunicato “l’esplosione era limitata solo a una parte di una linea dell’impianto di gassificazione della raffineria di Sannazzaro. L’evento non ha avuto alcuna conseguenza per le persone impiegate negli impianti e ha generato una certa fumosità che si è esaurita nell’arco di dieci minuti. Non si è verificato alcun incendio. Verificate le condizioni di sicurezza, l’allarme è cessato dopo un quarto d’ora. Sono in corso le valutazioni per quantificare i danni. La raffineria è in esercizio regolare”.
Nello stesso stabilimento sono avvenuti altri due incidenti significativi nel corso degli ultimi dieci anni. Risale al primo dicembre 2016 un’esplosione che causò “una palla di fuoco nel cielo” e devastò l’impianto Est. Anche in quell’occasione non ci furono morti, ma un operaio rimase leggermente intossicato. Per sicurezza venne chiesto a chi viveva nell’area circostante di tenere chiuse le finestre, ma il giorno dopo l’Eni comunicò che l’aria non era inquinata.
Il 5 febbraio del 2017, a distanza quindi di poco più di due mesi, ci fu un altro incidente che coinvolse l’impianto di desolforazione. Attorno alle 8:30 si udì un boato e poco dopo una colonna di fumo si sollevò dall’isola numero 7, dove divampò un incendio che fu tempestivamente domato dai vigili del fuoco. Non ci furono feriti e neppure gravi danni allo stabilimento.
Il 30 novembre 2021 si verificò un’esplosione nella raffineria di Livorno. In quell’occasione le fiamme si propagarono ad alcune strutture presenti nell’area (il porto industriale nella zona nord della città) e nel cielo rimase visibile una lunga colonna di fumo nero. La Protezione Civile invitò la cittadinanza a tenere le finestre chiuse. Nonostante la gravità della detonazione non ci furono né morti né feriti e i vigili del fuoco riuscirono a domare le fiamme abbastanza in fretta. Fu una vera fortuna, perché il rogo, divampato in un impianto adibito alla produzione dell’olio lubrificante, avrebbe potuto causare dei danni ingenti alla raffineria e portare a ulteriori esplosioni.
Per approfondire: Calenzano (FI), esplosione in un deposito Eni: morte due persone
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