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Mancano ormai pochi giorni all’inizio degli esami di Stato, che a causa delle restrizioni dovute all’emergenza coronavirus quest’anno non prevedono gli scritti. Una prova, quindi, decisamente diversa non solo nella modalità ma anche nell’approccio dei maturandi, come dimostra la testimonianza di Ludovica Russo, studentessa del Liceo classico ‘Immanuel Kant’ di Roma, che ha raccontato le sue sensazioni in vista della prova che la attende.
“Per un esame normale saremmo stati in ansia di scoprire le tracce della prima e della seconda prova – racconta Ludovica –, invece avremo a che fare solo con l’orale che però è un grande punto interrogativo. Vista la situazione mi aspettavo addirittura che avrebbero annullato l’esame, valutando gli studenti sulla base dei risultati ottenuti negli ultimi tre anni. Non è stato così ma va bene”.
“Sono contenta che l’esame si faccia in sede – aggiunge la studentessa romana –, anche se tutte le precauzioni sono pesanti per la scuola stessa. Avere un contatto diretto con i professori è importante, secondo me: la videoconferenza via Skype non avrebbe reso allo stesso modo.
La giovane studentessa è ben consapevole, però, di non aver potuto compiere con i suoi compagni le canoniche esperienze di classe a ridosso di una tappa così importante: “È un po’ strano perché all’esame non potremo esserci tutti con il nostro gruppo classe, potendo entrare solo cinque per volta – racconta la ragazza –. L’8 giugno siamo andati a cantare davanti a scuola ‘Notte prima degli esami’ con gli altri quinti, a distanza e con le mascherine: è stato molto caloroso, per quanto si poteva. Non abbiamo fatto nemmeno il classico pranzo dei ‘cento giorni’. Al termine dell’esame non faremo nessuna festa, puntiamo però a incontrarci quando saranno trascorsi cento giorni dall’esame: andremo al mare e ci rilasseremo, naturalmente se la situazione lo permetterà”.
“È molto strano non potersi abbracciare dopo aver svolto l’esame, è molto triste da questo punto di vista – conclude Ludovica -. È stato tutto rimandato, pensavamo al viaggio dopo l’esame. Ci siamo persi l’esperienza un po’ mistica dell’ultimo anno. Onestamente, comunque, sono contenta così: potrò raccontare questo esame ai miei figli, finirò sui libri di storia“.
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