Una presa di posizione storica, e soprattutto una netta e severissima condanna all’operato del proprio celebre bisnonno. Arriva da Emanuele Filiberto di Savoia, che a pochi giorni dal Giorno della Memoria ha deciso di rendere pubblica una lettera di scuse alla comunità ebraica per le leggi razziali approvate nel 1938 dall’allora casa regnante d’Italia.
Emanuele Filiberto scrive: “Fratelli della Comunità Ebraica…”
“Mi rivolgo a tutti voi, Fratelli della Comunità Ebraica italiana, per esprimervi la mia sincera amicizia e trasmettervi tutto il mio affetto nel solenne Giorno della Memoria“, ha scritto Emanuele Filiberto nella sua lettera. L’erede diretto di Casa Savoia ha deciso di anticiparne il contenuto in queste ore, intervenendo nel corso dello Speciale Tg5 ‘Parole dal Silenzio’.
L’occasione per una definitiva, chiarissima presa di distanze dai fatti del 1938, è evidente. “Scrivo a voi, Fratelli Ebrei, nell’anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz“, sottolinea Emanuele Filiberto. Che ricorda come si tratti di una “data simbolo scelta nel 2000 dal Parlamento della Repubblica Italiana, a memoria perpetua di una tragedia che ha visto perire per mano della follia nazi-fascista 6 milioni di ebrei europei, di cui 7500 nostri fratelli italiani“.
La famiglia regnante, l’esilio, il richiamo alla memoria
“È nel ricordo di quelle sacre vittime italiane che desidero chiedere ufficialmente e solennemente perdono a nome di tutta la mia famiglia. Ho deciso di fare questo passo, per me doveroso, perché la memoria di quanto accaduto resti viva, perché il ricordo sia sempre presente“, prosegue Emanuele Filiberto.
Figlio di Vittorio Emanuele e di Marina Doria, suo nonno Umberto II di Savoia fu l’ultimo re d’Italia. L’ex casa regnante fu sottoposta a regime d’esilio dalla Costituzione repubblicana. Per questo motivo Emanuele Filiberto è nato a Ginevra ed è cresciuto in Svizzera. Attualmente residente a Monte Carlo, mai era entrato sul suolo italiano prima del 2002. All’epoca aveva 30 anni.
Emanuele Filiberto e la definizione delle leggi razziali
Ed Emanuele Filiberto nella sua lettera torna con grande severità sulle responsabilità dei suoi antenati. “Condanno le leggi razziali del 1938, di cui ancor oggi sento tutto il peso sulle mie spalle – ammette – e con me tutta la Real Casa di Savoia“. Seguono parole ancora più dure. “Dichiaro solennemente che non ci riconosciamo in ciò che fece Re Vittorio Emanuele III: una firma sofferta, dalla quale ci dissociamo fermamente“. Quindi la definizione delle fatidiche “leggi per la difesa della razza”: “Un documento inaccettabile, un’ombra indelebile per la mia famiglia, una ferita ancora aperta per l’Italia intera“.
“Condanno la firma delle leggi razziali nel ricordo della visita alla nuova Sinagoga di Roma che proprio mio bisnonno Vittorio Emanuele III fece nel 1904, dopo che il 13 gennaio dello stesso anno si disse addirittura favorevole alla nascita dello stato ebraico e così si espresse: ‘Gli ebrei, per noi, sono italiani, in tutto e per tutto’“, ha concluso Emanuele Filiberto.