Il 21 marzo si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale, una ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1966. La data è stata scelta per ricordare l’anniversario del massacro avvenuto nel 1960 a Sharpeville (in Sud Africa), quando 300 poliziotti uccisero 69 persone e ne ferirono altre 180. Le vittime stavano manifestano contro l’Urban Areas Act, una legge imposta dal governo sudafricano per segregare la popolazione di colore. In occasione di questa Giornata, Papa Francesco ha condannato il razzismo in un messaggio pubblicato sul suo account Twitter.
Papa Francesco: “La discriminazione razziale è un virus”
“Il razzismo è un virus che muta facilmente e invece di sparire si nasconde, ma è sempre in agguato. Le espressioni di razzismo rinnovano in noi la vergogna dimostrando che i progressi della società non sono assicurati una volta per sempre #FightRacism #FratelliTutti”.
Il tema dell’edizione 2021
Per la Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale il 2021, le Nazioni Unite hanno scelto come tema “I giovani in lotta contro il razzismo”. Una decisione che si riallaccia all’importante ruolo svolto dalle nuove generazioni nell’organizzazione delle marce Black Lives Matter del 2020. Secondo le Nazioni Unite questo attivismo, che passa anche dai social, “è tanto più significativo nel contesto della pandemia, che ha ristretto la libertà di movimento e di riunione e ha scatenato ondate di odio, violenza e paura verso etnie diverse”.
L’Onu ricorda le atrocità causate dalla discriminazione razziale
Il sito Onuitalia.it ricorda che “il razzismo, la xenofobia e l’intolleranza sono stati alla base degli episodi più tragici nella storia dell’umanità e ancora oggi sono la scintilla e il pretesto delle più gravi violazioni dei diritti umani. Essi rappresentano il principale ostacolo nel progresso dell’umanità verso la pace e lo sviluppo. Le discriminazioni e i crimini d’odio sono diffusi in tutte le società. Fomentate dalla paura sociale si rivolgono ai migranti, ai rifugiati e ai popoli di discendenza africana. Ma non solo. La nostra società non ha ancora gli strumenti per valorizzare la diversità. Molto resta da fare per giungere a una reale coesione sociale, al rifiuto di tutte le forme di conflitto e in particolare di quelle compiute in nome di una razza o di un modello culturale e religioso”.