Covid, allarme dei bottegai a Napoli: “San Gregorio Armeno a rischio”

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“A San Gregorio Armeno stiamo vivendo una tragedia. Siamo arrivati al punto da non riuscire a pagare le utenze”. A lanciare l’allarme è Gabriele Casillo, presidente dell’associazione Botteghe di San Gregorio Armeno, che rappresenta bottegai e presepisti attivi nella celeberrima via del centro storico di Napoli. Il lockdown, che ha interrotto il flusso di turisti, ha letteralmente messo in ginocchio gli artigiani del luogo, che chiedono immediati provvedimenti per non cadere nel baratro. Non solo dal punto di vista economico.

San Gregorio Armeno, i bottegai: “Rischiamo di cancellare una tradizione secolare”

“Noi viviamo di turismo e per noi le riaperture a macchia, senza turisti, sono inutili – afferma Casillo, che con altri bottegai ha guidato una contestazione pacifica nella giornata di lunedì -. Non è come per ristoranti o pizzerie, che hanno un minimo di base da cui ripartire. Stiamo chiedendo la sopravvivenza almeno fino ad ottobre, il rischio è quello di cancellare definitivamente una tradizione secolare come quella di San Gregorio Armeno”.

Le difficoltà dei bottegai non riguardano solo la sfera economica: “C’è una forte componente di danno psicologico – racconta Serena D’Alessandro, portavoce dell’associazione -. Non si può più sottovalutare perché è più di un anno che si va avanti così. Dobbiamo fare i conti, inoltre, con il rischio di speculazione: chi in questo momento ha un forte potere d’acquisto guarda a San Gregorio Armeno perchè sa bene che quando tutto sarà finito tornerà ad essere una strada florida”.

“Imprenditori di Nord Italia, Francia e Cina già pronti a rilevare i locali”

Secondo l’associazione dei bottegai, ci sono già diverse offerte da parte di imprenditori del Nord Italia, ma anche di Francia e Cina, per comprare i locali. “Se qualche famiglia chiude, è difficile che un’altra prenda il suo posto – afferma D’Alessandro -. Le botteghe spariranno e saranno sostituite da fast food, bar, ristoranti, negozi di cineserie: si perderà la tradizione. Vogliamo parlare da mesi con le istituzioni, ma finora non abbiamo ricevuto risposta. Non chiediamo la carità, ma soluzioni per preservare la nostra attività”.

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