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“Si perdona la prima volta, perché non si sapeva nulla, un cittadino normale può sperare che non arrivi la seconda ondata di Covid, ma chi è a capo doveva aspettarselo. La colpa è di chi doveva prevenire e non l’ha fatto. Oggi ci troviamo nella stessa condizione di marzo. Rispetto alla prima ondata l’unica cosa che è cambiata è che al momento almeno ci sono i dispositivi di protezione, ma l’organizzazione è peggiore“. Così Francesco Coppolella, rappresentante Nursind Torino, il sindacato dei medici, racconta la condizione del Piemonte. “Per dare una risposta concreta mancano 500 medici e qualche migliaio di infermieri, di posti letto ce ne vorrebbero un paio di migliaia. C’è una richiesta maggiore di ricoveri di bassa e media intensità, lo vediamo nei Pronto Soccorso. Siamo di nuovo soli“, conclude Coppolella.
Torino, nel primo Covid Hotel: “Cittadini ci guardano storto”
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Per allentare un po’ la pressione sugli ospedali e i Pronto Soccorso, Simone Visconti, il direttore dell’Hotel Bologna, ha trasformato la sua struttura nel primo Covid Hotel di Torino. “Paura che rimanga il ricordo del Covid Hotel? I clienti non vengono a Torino, i cittadini guardano storto ma tanto non sono loro a venire nel mio albergo. Magari all’inizio si chiedono cosa succede, però qui non ci sono persone con grandi patologie. La nostra struttura è diventata un presidio Asl, dove riceviamo ospiti che devono fare la quarantena, non hanno bisogno di cure specifiche. Ho preso questa scelta perché dal lockdown il lavoro è stato cancellato, quindi questa è un’occasione sia per dare una mano alla comunità sia, non lo nego, perché così ho un’entrata“, spiega Visconti.