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“Stiamo raggiungendo il picco delle infezioni da Covid della terza ondata. Il sistema di emergenza è messo a dura prova, in quanto i pazienti positivi sono numerosi. Ma, a differenza delle altre volte, anche i negativi sono tanti“. Lo afferma Domenico Vallino, direttore del Dea e Dipartimento Emergenza del Mauriziano. L’ospedale di Torino è infatti ormai giunto al collasso per l’emergenza Coronavirus.
“Oltre al reparto Covid, che era il reparto di medicina d’urgenza, abbiamo un’area di osservazione. Abbiamo incrementato il numero di letti, il nostro organico si occupa di gestire i pazienti – ha spiegato Vallino –. Sono tutti pazienti critici, ad alta intensità di cura, tutti ventilati“.
La situazione nell’ospedale di Torino è decisamente critica. “Gli spazi sono limitati e il numero dei pazienti è alto. L’impegno assistenziale è importante. Tutti motivi per cui siamo sotto stress, in maniera diversa da un anno fa“, ha aggiunto Vallino. Che ha quindi illustrato come sia cambiato il lavoro nei reparti Covid: “Sono pazienti mediamente più giovani, che giungono dopo giorni di terapia domiciliare non andata a buon fine. E che quindi presentano problemi di compromissione respiratoria sensibilmente elevati“.
Ecco quindi come a Torino procedono i lavori nel reparto Covid. Il direttore non ha nascosto quanto sia alto il livello di professionalità del suo staff. Che mai si arrende di fronte alle tantissime avversità: “Noi affrontiamo giorno per giorno la situazione. Abbiamo le risorse per gestirla e un numero di medici preparati e che conoscono bene la patologia. Ovvio che questo è un lavoro pesante e stressante. Però fa parte del nostro lavoro, ed è una realtà che la medicina d’urgenza sa affrontare bene“.
Quindi un’ammissione di colpa di Vallino, che nel corso della prima ondata si era fatto un’idea completamente diversa sulla portata dell’emergenza Covid: “Un anno fa dicevo che era semplicemente un’influenza un po’ intensa, e sarebbe svanita in pochi mesi. Devo dire che non ci ho proprio azzeccato sulle previsioni. E oggi ci rendiamo conto che il problema sussiste, e sussisterà ancora per mesi“.
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