In Italia molte mamme sono state penalizzate nel mercato del lavoro nell’anno della pandemia. Sono poco più di 6 milioni e, su 249mila donne che nel corso del 2020 hanno perso il lavoro, ben 96mila hanno figli minori. Lo denuncia Save the Children. Molto è dipeso dal carico di lavoro domestico e di cura che hanno dovuto sostenere durante i periodi di chiusura dei servizi per l’infanzia e delle scuole.
Tra le 96mila mamme che hanno perso l’impiego, quattro su cinque hanno figli con meno di 5 anni. Sono quelle mamme che a causa della necessità di seguire i bambini più piccoli, hanno dovuto rinunciare al lavoro o ne sono state espulse. D’altronde la quasi totalità (90mila su 96mila) erano già occupate part-time prima della pandemia.
Secondo le stime dell’Istat lo “shock organizzativo familiare” causato dal lockdown avrebbe travolto un totale di circa 2,9 milioni di nuclei con figli minori di 15 anni in cui entrambi i genitori (2 milioni 460mila) o l’unico presente (440mila) erano occupati. Lo “stress da conciliazione”, in particolare, è stato massimo tra i genitori che non hanno potuto lavorare da casa, né usufruire dei servizi (formali o informali) per la cura dei figli. Si tratta di 853 mila nuclei con figli 0-14enni: nello specifico 583mila coppie e 270mila monogenitori, questi ultimi in gran parte (l’84,8%) donne.
La differenza tra regioni italiane sulla situazione del lavoro delle mamme
Il quadro emerge dal sesto Rapporto “Le Equilibriste: la maternità in Italia 2021”, diffuso in occasione della Festa della Mamma, da Save the Children. Oltre a sottolineare le difficoltà affrontate dalle mamme in un anno tanto difficile riguardo il lavoro (e non solo) fa emergere ancora una volta il gap tra Nord e Sud del Paese.
Il Rapporto include come ogni anno, l’Indice delle Madri che identifica le Regioni che si impegnano, di più o di meno, a sostenere la maternità in Italia. Elaborato dall’Istat per Save the Children, l’Indice valuta, attraverso 11 indicatori, la condizione delle madri in tre diverse aree: quella della cura, del lavoro e dei servizi. Anche quest’anno, sono le Regioni del Nord ad essere più ‘mother friendly’. Qui si registrano dati ben oltre la media nazionale, rispetto a quelle del Sud, dove tutti e tre gli indicatori si posizionano al di sotto di tale media.
Nell’indice generale, le Regioni più virtuose risultano nuovamente le Province Autonome di Bolzano e Trento seguite da Valle d’Aosta (al quarto posto l’anno scorso) ed Emilia-Romagna (che perde una posizione rispetto al 2020). Fanalino di coda Campania (nel 2020 era penultima), Calabria (al 19° posto l’anno scorso) e Sicilia (che ha perso l’ultima posizione). Precedute dalla Basilicata (al 17° posto nel 2020). Per le Regioni del Mezzogiorno l’indice composito mostra sempre valori sotto 93, anche se il trend sembra in lieve miglioramento.