(Napoli). Sono circa 8 milioni 434 mila (il 65,8% del totale) i lavoratori dipendenti che, in questo momento, non lavorano. Larga parte di essi è interessata dal fermo imposto per fronteggiare l’emergenza coronavirus e, in altra misura, perché in ferie obbligate o bloccata dalla sospensione volontaria delle attività.
I restanti 4 milioni 384 mila lavoratori dipendenti, invece, continuano a lavorare: nel 17,2% dei casi principalmente o in via esclusiva da casa, in un altro 17% in sede. È il quadro stimato dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro nel focus “Emergenza Covid-19: l’impatto su aziende e lavoratori secondo i Consulenti del Lavoro”, che riporta i risultati dell’indagine condotta tra il 23 e il 25 marzo 2020 su 4.463 iscritti all’Ordine.
Della situazione emergenziale legata al coronavirus ha parlato Diego Coccia, dello studio Costa-Coccia Consulenti del Lavoro: “Siamo travolti da milioni di richieste di cassa integrazione. Gli strumenti predisposti sono molteplici e sarebbero adeguati in tempi di pace”, le sue parole.
E ancora: “Noi come categoria avevamo chiesto uno strumento unico di tutela. Questo ‘spacchettamento’ di misure purtroppo non permetterà l’erogazione dei versamenti ai lavoratori entro il 15 di aprile – ha aggiunto Coccia -. Ad una serie di meccanismi burocratici che stanno rallentando tutto, si aggiunge poi l’inadeguatezza del portale Inps nel sostenere un grosso flusso di utenti che, però, era ampiamente prevedibile“.
“I lavoratori hanno avuto l’ultimo stipendio i primi giorni di marzo e non sanno quando vedranno altri soldi. Siamo in una polveriera e ci saranno conseguenze sociali veramente pesanti. I lavoratori sono già allo stremo e non possono sopportare ulteriormente lungaggini burocratiche“, ha poi concluso il consulente del lavoro.
Lo scorso 1 Aprile, l’Inps ha attivato sul proprio sito la procedura per la richiesta, da autonomi e partita Iva, del bouns di 600€ per il supporto al reddito in questa situazione di difficoltà. Un supporto voluto e indicato nel decreto Curaitalia per fronteggiare l’emergenza coronavirus.
L’attivazione, però, è stata tutt’altro che semplice, visto che, già a partire dalle 23.00 della sera precedente, il sito era stato preso d’assalto, trovandosi off line per lunghi periodi. Dopo il primo blackout, l’accesso al sito è stato scaglionato. Questo, però, ha continuato a funzionare a singhiozzo, come spiegato anche da Cgil-Inca: “Di 10 pratiche immesse nel sistema riusciamo a portarne a termine una“. Intanto, il Garante per la Privacy ha avviato un’istruttoria per la fuga di dati personali.
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