Continua la tensione a Rebibbia. Una manifestazione non autorizzata davanti al carcere romano è stata promossa da alcuni cittadini, che chiedono garanzie per i detenuti in merito alle condizioni di sicurezza legate al Coronavirus. La polizia è intervenuta arrestando otto persone dopo alcuni momenti di tensione.
Il tema continua a essere molto caldo in queste difficili settimane in cui l’apprensione per la gestione della pandemia da Coronavirus si sovrappone al tema delle carceri. A Rebibbia si era già verificata una protesta a fine marzo, dopo alcuni casi di positività al COVID-19 registrati nella struttura.
“Al momento si contano quattro persone risultate positive al Coronavirus tra il personale sanitario che lavora all’interno del carcere di Rebibbia. Sono due medici e due infermieri che lavorano nella sezione femminile”, aveva spiegato il Garante dei Detenuti del Lazio Stefano Anastasia. “Non ci sono invece contagiati tra le detenute, alcune delle quali si trovano in quarantena precauzionale. Sette di loro sono state sottoposte a tampone, risultando tutte negative“.
Tensioni si registrano però anche in altre carceri di tutta Italia, sempre per i temi del sovraffollamento e delle condizioni di sicurezza dei detenuti in tempi di Coronavirus. A inizio marzo una rivolta era scoppiata sempre a Roma, ma a Regina Coeli. In quella circostanza i detenuti si erano raccolti sul tetto, dando vita a una protesta con urla udibili anche nelle strade adiacenti.
Situazione analoga a Milano, dove i detenuti di San Vittore protestarono a causa delle condizioni sanitarie della struttura, particolarmente critiche durante l’emergenza Coronavirus. Anche in quella circostanza la protesta sfociò nella rumorosa presenza dei detenuti sul tetto del carcere.
In ognuno dei casi citati, anche i parenti dei detenuti avevano fatto sentire la loro voce protestando per strada nei pressi delle strutture detentive.
Nel frattempo arriva anche il racconto di Salvatore. Oggi agli arresti domiciliari, ha raccontato di essere stato picchiato dalle forze dell’ordine ai tempi della detenzione nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. “In un reparto c’era un caso di Coronavirus. Abbiamo protestando pacificamente, battendo sulle sbarre. Il giorno dopo circa 300 agenti in assetto antisommossa sono entrati in tutte le celle e hanno riempito tutti di botte“.
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