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“Il rischio è quello di un collasso del sistema. Un terzo degli istituti penitenziari sono interessati da contagi. Preoccupano in particolare nove istituti. Parliamo di veri e propri cluster”. L’allarme arriva da Stefano Anastasia, Garante dei diritti dei detenuti per le Regioni Lazio e Umbria. La situazione contagi nelle carceri italiane è seria e ha visto un aumento del 600% di soggetti contagiati nelle ultime due settimane, come confermato dai dati che l’Osapp, l’Organizzazione sindacale autonoma della Polizia penitenziaria, ha reso noti attraverso una lettera direttamente inviata al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.
“Anche in carcere il virus sta circolando di più rispetto alla primavera scorsa – ha dichiarato Anastasia -. Nel Decreto ristori il Governo ha preso delle misure, rinnovando quelle già prese a marzo. Viene agevolata quindi la detenzione a casa in quei casi con un ‘fine pena’ a breve termine. Si tratta, però, di misure limitate. Poche migliaia di persone potranno uscire dal carcere. In questo modo resteremmo in una condizione di carceri piene“.
“Fortunatamente la maggior parte dei casi non presenta sintomi – ha aggiunto il Garante dei detenuti –. Però ribadisco che il numero di casi è enormemente maggiore rispetto alla prima ondata”.
A fare da eco alle parole del Garante anche Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, associazione che si occupa di difendere i diritti dei detenuti. “Siamo oltre il 10% dell’affollamento consentito in un contesto non Covid” – ha sottolineato -. L’elemento di crisi? La competenza sanitaria è delle Asl, ma hanno protocolli diversi a seconda della regione. L’amministrazione penitenziaria è unica su base nazionale. Le due realtà devono dialogare molto di più rispetto a quanto fatto finora. In alcuni casi si fanno i tamponi in altri casi no. Non sappiamo quanti tamponi sono stati effettuati, non esiste un dato preciso”.
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