Nella RSA di Nembro nel solo mese di marzo sono morti 33 ospiti “ma da dieci giorni non abbiamo nuovi decessi”. Lo racconta la direttrice Barbara Codalli, che spiega anche come su queste basi all’interno della struttura sia ripartita la settimana scorsa la “fase due” del contrasto al Coronavirus. Un “ritorno alla semi-normalità“, in cui i pazienti possono incontrarsi nelle zone comuni senza la mascherina.
“Ora sono tutti asintomatici“, precisa la dirigente, che aggiunge anche come l’emergenza sia stata gestita con tutte le cautele del caso. “Siamo la casa di riposo che ha esordito per prima come sintomatologia. Siamo quelli che sperano di aver già visto tutto il peggio, mentre altrove l’onda del Coronavirus sta arrivando adesso“.
Ecco perché attualmente a Nembro i pazienti si ritrovano in salone per giocare a carte o godere di momenti di socialità. “Perché”, spiega ancora la direttrice “è impossibile tenere gli ospiti chiusi per tutto il giorno come dei carcerati. Le mascherine non le terrebbero e poi nessuno ha più sintomi. Paura che si possano contagiare tra di loro non ne ho, e nemmeno che possano contagiare noi”.
E riguardo al rischio di contagio da Coronavirus degli operatori, nelle ore trascorse fuori dalla struttura? Anche su questo tema la direttrice si dice tranquilla: “Una volta qui dentro utilizzano tutti i presidi di protezione per fare in modo che all’interno il virus non arrivi più“. Basi, forse, non del tutto solide per un così repentino rientro alla normalità.
Sulle immagini realizzate dalla direttrice della RSA di Nembro Barbara Codalli, il virologo Giovanni Di Perri mostra perplessità e stupore: “O hanno la sensazione che nessun altro possa ammalarsi, perché quelli che dovevano morire sono già morti e chi, invece, è stato infettato l’ha superata, oppure c’è un qualcosa che lascia effettivamente sorpresi“.
“Un conto fosse successo nella provincia di Siracusa, dove la sensibilità è sicuramente diversa che a Nembro e in Lombardia. Ma in quella situazione io li avrei tenuti a maggiore distanza e tutti, dagli operatori, ai tecnici e ovviamente gli ospiti, con la mascherina“, aggiunge il direttore del dipartimento clinico malattie infettive dell’Università di Torino.
Un commento alle parole della direttrice della RSA di Nembro Barbara Codalli arriva anche dall’epidemiologo e direttore sanitario dell’istituto Galeazzi di Milano, Fabrizio Pregliasco: “Le parole della responsabile della casa di riposo di Nembro mettono in luce le difficoltà nell’affrontare il disastro Coronavirus che, in particolare nel nord Italia, ci ha colpito e ha colpito tante persone in età avanzata“.
“E’ vero che nelle case di riposo spesso la capacità cognitiva degli ospiti impedisce loro di capire ciò che accade. Vero anche che le stesse strutture sono pensate per far vivere gli anziani in comunità. L’applicazione quindi di regole stringenti va vista in modo particolare. Occorre trovare modalità che possano compendiare la possibilità di assistenza con quelle di accoglienza e di ritorno alla normalità”, conclude il virologo.
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