Un caso di Coronavirus praticamente disperato, risolto grazie alla cura al plasma. Arriva da Mantova, dove un uomo di Bergamo cui erano state date appena tre ore di vita per un contagio particolarmente aggressivo da COVID-19 è riuscito a guarire. La moglie, che gli è sempre rimasta accanto, racconta la sua storia.
Un caso gravissimo di Coronavirus
“Mio marito ha 53 anni, si è ammalato di Coronavirus a inizio marzo e in pochi giorni si è aggravato. A Bergamo non c’era posto, quindi lo hanno spostato a Mantova. Al pronto soccorso non ci avevano dato nessuna speranza. Gli davano tre ore di vita, non di più, perché non reagiva alle cure. Mi hanno detto che non sarebbe arrivato alla mattina seguente“. Sono queste le parole con cui Barbara, moglie di Mario, racconta la sua “epopea” per sconfiggere il Coronavirus.
“Mio marito per una decina di giorni è rimasto tra la vita e la morte, combattendo con tutto il suo essere. Era in condizioni disperate“, ricorda la donna. “Quando siamo arrivati a Mantova i dottori mi hanno informato che l’unica soluzione possibile sarebbe stata un tentativo con l’iperimmune, così i medici chiamano il plasma“.
Plasma, il “siero della vita”
Da lì la battaglia contro il Coronavirus viene progressivamente vinta: “Dopo la prima sacca è arrivato un primo miglioramento nel giro di 48 ore. Mario si è svegliato dal coma, dopo la seconda sacca lo hanno estubato e ha ripreso a respirare da solo. Con la terza è riuscito a parlare. Ora sta meglio, si è negativizzato, non ha problemi ai polmoni e non ha avuto effetti collaterali. Sembra rinato“.
Prima del trattamento al plasma non c’erano speranze, ribadisce la donna: “Era dato per morto, perché non reagiva a nessuna cura. Mio marito è migliorato subito e non ha avuto effetti collaterali“. Barbara lo definisce il “siero della vita” contro il Coronavirus e confessa che se “fosse rimasto a Bergamo, senza il plasma, ora mio marito sarebbe morto“.