L’Istituto superiore di Sanità inquadra le vittime italiane del Coronavirus in un modo che non era mai stato così dettagliato. Lo fa in un report in cui sono analizzate le caratteristiche dei pazienti deceduti in seguito alla positività al COVID-19. Rispetto ad altri studi del passato, quello di oggi è particolarmente preciso poiché incentrato su 32.938 dei 34.731 morti in Italia.
Come già tristemente noto, il Coronavirus si è diffuso in maniera particolarmente spietata in Lombardia. In questa regione si concentra infatti quasi la metà del numero totale dei deceduti (16.349, per un totale che si aggira intorno al 49,6%). Segue l’Emilia-Romagna, che ne annovera circa un quarto (4.192, il 12,7% del totale). Quindi Piemonte (8,6%) e Veneto (6,0%). Liguria (4,7%) e Toscana (3,3%) sono le ultime regioni ad aver avuto un numero di morti superiore alle mille unità. Particolarmente risparmiate dalla pandemia Basilicata e Molise, rispettivamente con 29 e 23 decessi (per entrambe la percentuale è dello 0,1% sul territorio nazionale).
Il report dell’Istituto superiore di Sanità ha anche stabilito che l’età media delle persone uccise dal Coronavirus è di 80 anni, mentre coloro che ancora non avevano compiuto 50 anni sono 366 (1,1% rispetto al totale). Tra queste, 83 avevano meno di 40 anni e 62 presentavano già gravi patologie preesistenti. Il COVID-19 ha colpito in maniera più pesante la popolazione di sesso maschile: le donne decedute sono infatti 13.692, il 41,6% del totale. Peraltro la loro età media era a sua volta superiore a quella degli uomini.
I principali sintomi che hanno condotto a un ricovero di pazienti poi risultati positivi al Coronavirus sono stati la febbre (che ha colpito il 76% dei defunti) e difficoltà respiratorie (la dispnea, di cui ha sofferto il 74%). A seguire, semplice tosse (39%) e con un grande distacco diarrea (6%). Riguardo alle patologie croniche preesistenti, le più comuni sono risultate essere ipertensione arteriosa (67%), diabete mellito-Tipo 2 (30,3%), cardiopatia ischemica, (27,8%) e fibrillazione artriale (22%). Spesso queste patologie coesistevano nel singolo paziente: appena 144 pazienti (4,2% del campione) non ne presentavano nessuna, mentre 505 (14,7%) ne presentavano una sola.
I malati di Coronavirus uccisi dal male sono stati trattati in prevalenza con la terapia antibiotica (86% dei casi). Più bassa la percentuale per quella antivirale (60%), ancora minore il numero relativo alla terapia steroidea (38%). Sono 793 (23,4%) i pazienti per cui sono state utilizzate tutte e tre le terapie. La media dei giorni trascorsi dall’insorgere dei sintomi al decesso è di 11. Tale numero sale di 4 giorni nel caso dei pazienti trasferiti in rianimazione (9).
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