“Le App sono l’ultimo pezzo di una catena, se dietro non c’è niente rimangono nell’aria”, così Carla Gaveglio, responsabile della Sanità del Csi, che sta supportando in Piemonte l’Unità di Crisi per l’emergenza Coronavirus, a proposito di Immuni. “In questi giorni stiamo partecipando con la Regione a tavoli di approfondimento per verificare che qualunque sia lo strumento dovrà essere calato in un sistema informativo esistente e in un modello organizzativo ben chiaro, perché altrimenti aggiungiamo pezzi in puzzle che non si compongono”.
Il Csi si esprime sulle App contro il Coronavirus
“Da questa esperienza dobbiamo pensare positivo”, prosegue la responsabile della Sanità del Csi. “C’è necessità di una condivisione in tempo reale, mi auguro che si possa riciclare quanto fatto per il Coronavirus anche in altri ambiti della sanità, come i malati cronici. La Pubblica Amministrazione sicuramente ha ancora tanta strada ma non si deve tornare indietro. Ci vogliono sistemi sicuri, tracciati, con la possibilità di garantire che informazioni sensibili siano custodite”.
Il tutto mentre la Regione Piemonte ha deciso di sottoporre a test sierologici tutto il personale sanitario per determinare come il Coronavirus in una popolazione selezionata ed esposta può essersi distribuito. Roberto Testi, capo del Comitato tecnico scientifico dell’unità di crisi piemontese, che ha annunciato questa iniziativa, ha specificato che i tempi per prendere la decisione sono stati determinati dalla ricerca di test sierologici più affidabili possibile.