(Roma). Il più recente Decreto del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte permette di uscire di casa anche in epoca di Coronavirus per “incontrare congiunti“. La definizione di “congiunti”, che comprende “parenti e affini“, ha generato però parecchia confusione in queste ore.
Una confusione che l’avvocato Bruno Bragaglia prova a dissipare: “La norma, leggo testualmente, dice che sono consentiti solo gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità ovvero per motivi di salute. Si considerano però necessari anche gli spostamenti per incontrare congiunti. Quindi, limitandoci a un’interpretazione proprio stretta, potremmo dire che la legge ci consente di andare a trovare un parente o un affine“.
Da qui tutti i dubbi su chi vada compreso nella definizione di “affini”, uno dei tanti dilemmi in epoca di Coronavirus: “Ora – insiste l’avvocato –, è vero pure che potremmo anche adottare un’interpretazione un po’ più allargata. Ma sul tema io sarei molto cauto. Anche perché, parliamoci chiaro, nell’immediatezza noi saremo costretti a confrontarci con le forze dell’ordine. Saranno infatti loro che materialmente dovranno applicare la norma. Andare quindi a discutere di concetti giuridici come quello di ‘affini’ con un poliziotto, un carabiniere o un appuntato della guardia di finanza potrebbe diventare un problema“.
Bragaglia aggiunge che in questo caso si sarebbe potuta adottare una modalità comunicativa già sperimentata in tempi di emergenza Coronavirus. “Per esempio, avrebbero potuto benissimo usare l’espressione che hanno usato dopo. Cioè che è consentito lo spostamento per incontrare persone con le quali si abbia una stabile relazione affettiva. Perché tra l’altro potremmo ricomprendere in questo nucleo anche i semplici amici, gli amici di lunga data. Perché anche fra gli amici c’è l’affetto“.
Chi ricomprendere dunque nella categoria “affini”? L’avvocato è convinto che le maglie delle forze dell’ordine saranno in questo caso abbastanza larghe. Tenuto anche conto del clima piuttosto pesante che il Coronavirus ha generato dal punto di vista sociale: “Ragionevolmente, credo che si andrà attraverso un’interpretazione ufficiosa ma non autentica, come è stato anche per i decreti ministeriali precedenti. Perché l’interpretazione autentica è soltanto quella che viene da un’altra legge. A meno che con il successivo decreto, se ce ne sarà un’altro, non si faccia chiarezza. Però nell’immediato il discorso è questo“.
Non manca un’ultima precisazione: “Vero è anche che materialmente si sono riproposti di inserire nelle FAQ del sito della Presidenza del Consiglio anche questo concetto di ‘stabili relazioni affettive’. Si tratta di una precisazione che accogliamo con soddisfazione, ma da un punto di vista tecnico ha un valore giuridicamente limitato“.
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