Comitato Tecnico Scientifico, è la fine: “Chiudiamo”, la storia del Cts

Era il 5 febbraio 2020, e il Covid iniziava a diventare una concreta minaccia anche sul suolo italiano. Così il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, annunciò l’istituzione di un Comitato Tecnico Scientifico che stabilisse le misure più adeguate per contrastare il virus. Nel frattempo più di due anni sono trascorsi e tanti dei suoi componenti sono cambiati. Uno di loro è però rimasto sempre al suo posto, Fabio Ciciliano, e proprio lui è stato tra i primi ad affermare che tale esperienza è ormai destinata a concludersi ben presto.

Il Comitato Tecnico Scientifico, dalla fine all’inizio

È comunque una struttura d’emergenza, nata con e per la pandemia. Con la fine dell’emergenza è destinata a sciogliersi. Lo prevede la legge“, ha sottolineato Ciciliano in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ i primi giorni di febbraio. Parola di “veterano” del Comitato Tecnico Scientifico. Il dirigente medico della Polizia di Stato, esperto di medicina delle catastrofi in rappresentanza del Dipartimento della protezione civile, rientra tra i cinque esperti mai sostituiti. Gli altri sono gli ora celebri Franco Locatelli, Silvio Brusaferro, Giovanni Rezza e Giuseppe Ippolito.

Nel corso del tempo nel Comitato Tecnico Scientifico è anche entrato l’immunologo Sergio Abrignani. Ebbene, in data 16 febbraio proprio lui è intervenuto a Rai Radio1, dove a ‘Un Giorno da Pecora’ ha confermato che l’esperienza si sta per chiudere. “Non credo verrà prorogato lo stato di emergenza. E, quindi, si scioglierà anche il Cts“, ha affermato senza giri di parole.

Il Comitato Tecnico Scientifico nacque su iniziativa del capo Dipartimento della Protezione Civile, Angelo Borrelli. Nominato dal premier Conte Commissario delegato per lo stato di emergenza legato al Covid, individuò sette persone che supportassero il Governo nelle iniziative di contrasto alla pandemia. Nell’arco del tempo, il loro numero salì fino a 26. Il loro numero calò con l’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi, tornando ad essere di 12.

I primi mesi di lavoro, i decreti di Conte e il lockdown

Stava quindi iniziando l’epoca dei “decreti” di Conte. Il primo, il Dpcm del 25 febbraio 2020, aveva scadenza 15 marzo e inizialmente prevedeva anche disposizioni riguardanti i soli 11 Comuni dell’allora “zona rossa”. Si trattava di Bertonico, Casalpusterlengo, Castelgerundo, Castiglione d’Adda, Codogno, Fombio, Maleo, San Fiorano, Somaglia, Terranova dei Passerini, Vo’ Euganeo. Ma la cittadinanza italiana iniziò realmente ad abituarsi al nome del Comitato Tecnico Scientifico il successivo 9 marzo.

Fu quello il giorno (anzi, la sera) in cui Giuseppe Conte annunciò il Dpcm che istituì il lockdown in tutta Italia. E per tale decisione, oltre alla Conferenza delle Regioni e il ministero della Salute, decisivo fu proprio il Comitato Tecnico Scientifico. E nella successiva primavera, quella in cui l’emergenza fu in assoluto più severa e spietata, il Cts fu solo una delle ben 15 Task Force anti Covid a disposizione del Governo.

Il Comitato Tecnico Scientifico nel governo Draghi

Il Comitato Tecnico Scientifico da allora ha sempre lavorato a fianco del premier e del ministro della Salute, contribuendo ad analizzare i dati sui contagi, i ricoveri, gli indici di trasmissibilità del Covid e purtroppo i decessi. Ha provato a fare chiarezza sulla mole di informazioni anche discordanti che sono circolate mese dopo mese. Come il 24 giugno 2020, quando già si iniziò a parlare di “emergenza finita”. E “d’intesa con il Cts” arrivò anche il Dpcm del 3 novembre, quello che introdusse per la prima volta in Italia la zona gialla, arancione e rossa.

L’attuale conformazione del Comitato Tecnico Scientifico resta quella stabilita il 17 marzo 2021, un mese e quattro giorni dopo l’inizio del Governo Draghi. Il nuovo presidente divenne e resta Fabrizio Curcio (in quanto Capo del Dipartimento della protezione civile e Commissario straordinario al Covid). Coordinatore e portavoce sono invece rispettivamente Franco Locatelli (Presidente del Consiglio Superiore di Sanità) e Silvio Brusaferro (Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità). Ma questa lunga esperienza, tra meno di due mesi, potrebbe definitivamente concludersi.

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