La proposta del presidente del Coni Giovanni Malagò di prevedere la cittadinanza tramite Ius soli agli sportivi riaccende il dibattito politico sul tema. La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha aperto alla proposta di Malagò per integrare le seconde generazioni, cioè gli stranieri nati sul territorio italiano.
Immediata, tuttavia, la chiusura del leader della Lega Matteo Salvini. “Invece di vaneggiare di Ius soli, il ministro dell’Interno dovrebbe controllare chi entra illegalmente in Italia”, ha dichiarato il leader. Un tema da anni oggetto di scontro tra destra e sinistra. Ecco un approfondimento su come è adesso la legge.
L’ultima legge sulla cittadinanza, introdotta nel 1992, prevede un’unica modalità di acquisizione chiamata Ius sanguinis (dal latino, “diritto di sangue”). Un bambino è italiano se almeno uno dei genitori è italiano. Un bambino nato da genitori stranieri, anche se nato sul territorio italiano, può chiedere la cittadinanza solo dopo aver compiuto 18 anni. Inoltre, fino a quel momento deve aver risieduto in Italia “legalmente e ininterrottamente”.
Questa legge è da tempo considerata carente. Esclude per diversi anni dalla cittadinanza e dai suoi benefici decine di migliaia di bambini nati e cresciuti in Italia. Inoltre lega la loro condizioni a quella dei genitori. Il permesso di soggiorno nel frattempo può scadere e costringere tutta la famiglia a lasciare il paese.
Lo Ius soli, invece, è la legge in vigore negli Stati Uniti. Per diventare cittadino degli Stati Uniti al momento della nascita bisogna essere nati entro i confini del territorio statunitense. Oppure nascere all’estero, ma avere almeno un genitore cittadino statunitense.
Chi vuole estendere rapidamente la cittadinanza alle seconde generazioni, chiede perciò lo Ius soli. Anche se i genitori sono stranieri, se la persona è nata sul territorio italiano, riceve immediatamente la cittadinanza.
Al raggiungimento della maggiore età negli Stati Uniti, tuttavia, sono previsti altri requisiti per la “naturalizzazione”. È necessario essere stati residenti in modo permanente negli Stati Uniti per alcuni anni. Inoltre è richiesto superare un test nel quale viene valutato il livello di conoscenza della lingua inglese e della storia e dell’ordinamento statunitense.
Nelle ultime legislature sono state oggetto di esame parlamentare diverse proposte di riforma complessiva della legge sulla cittadinanza con la finalità di adeguare l’impianto normativo vigente al massiccio aumento dei flussi migratori, senza tuttavia giungere all’approvazione di un testo definitivo.
Le proposte di legge andavano tutte in direzione del cosiddetto ius culturae. Ovvero la cittadinanza per i bambini che frequentano da alcuni anni le scuole italiane. In quasi tutte le nazioni europee vale, con diverse gradazioni, lo ius sanguinis, con l’eccezione della Francia, in cui ci sono facilitazioni per la cittadinanza ai bambini nati in Francia da genitori stranieri.
Secondo uno studio della Fondazione ISMU su dati ISTAT in Italia nel 2020 i minori stranieri erano circa 1 milione e 78mila. Moltissimi di questi ragazzi sono figli di genitori da tempo residenti in Italia, oppure hanno già frequentato almeno un ciclo scolastico.
Secondo i calcoli della Fondazione Leone Moressa, i minori nati in Italia da madri straniere dal 1999 al 2016 sono 634.592. Sono invece 166.008 i ragazzi stranieri che hanno completato almeno cinque anni di scuola in Italia.
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