Le zone 30 sono state introdotte ufficialmente a Bologna dal 16 gennaio 2024. Ma la decisione ha provocato indignazione e polemiche sia da parte degli automobilisti, che da alcune personalità della politica italiana, come Matteo Salvini.
In molti sostengono che si tratti di un provvedimento drastico, che non farà altro che rendere ancora più lenta e difficoltosa la viabilità cittadina, senza apportare benefici concreti a livello di sicurezza.
Bologna ha adottato i 30km/h come velocità massima sul 70% delle strade della città, seguendo l’esempio di altre città europee in cui questa transizione è già avvenuta da tempo. Infatti, l’80% delle strade di Monaco e l’85% delle strade di Madrid sono già zona 30.
Matteo Lepore, sindaco di Bologna, ha sottolineato come questo cambiamento possa rendere il capoluogo emiliano finalmente più sicuro, sia per gli automobilisti che per i pedoni:
“Una rivoluzione per migliorare la qualità della vita di tutti e il modo in cui viviamo lo spazio pubblico, che farà di Bologna una città più sicura, sostenibile e a misura di bambini, famiglie, anziani. Con l’obiettivo di avere zero morti sulle strade”
I motivi che hanno spinto il Comune di Bologna ad attuare questo cambiamento sono principalmente quattro:
Nonostante le buone intenzioni, il dibattito che si è scatenato in merito a questo nuovo limite è stato piuttosto feroce: i cittadini trovano insensato abbassare così tanto la velocità massima e ritengono che sia solo un modo per dare più multe e rallentare a dismisura il traffico già difficoltoso delle grandi città.
A velocità più basse corrispondono strade più sicure: lo dimostrano diversi studi eseguiti dall’ International transport Forum, un’organizzazione intergovernativa mondiale che si occupa di sicurezza stradale.
Secondo questi studi, l’aumento dell’1% della velocità media, comporta ad un aumento del 2% di incidenti con feriti e al 4% in più di incidenti mortali. Ecco perché molte città europee hanno deciso di aderire al modello Città 30 prima dell’Italia, e i risultati sono stati più che positivi:
Questo perché viaggiando a velocità ridotta, l’energia di collisione diminuisce e l’impatto è meno brutale. Inoltre, la velocità bassa garantisce maggior controllo dell’auto e dell’area circostante, abbassando il rischio di investire pedoni o ciclisti. Anche lo spazio di frenata, come abbiamo già visto, diminuisce, dando mondo agli automobilisti di arrestare l’auto in tempo.
Considerato che nelle aree urbane italiane avvengono il 73% degli incidenti totali registrati durante l’anno, questa tendenza positiva riscontrata nelle altre città europee, sembrerebbe incoraggiante ed è ciò che ha spinto il Comune di Bologna ad introdurre per primo questa estensione delle aree a 30 km/h.
Ma ora vediamo se i primi riscontri nella città di Bologna confermano il trend positivo dimostrato dalle città europee.
Sono passate due settimane dall’introduzione del limite di velocità a Bologna e i dati sembrano favorevoli.
A quanto pare, sulle strade urbane di Bologna gli incidenti sono calati del 21% rispetto allo stesso periodo del 2023, per un totale di 25 incidenti in meno rispetto ai 119 avvenuti l’anno scorso.
I dati relativi a queste prime due settimane quindi sono positivi e comprendono:
Anche per i pedoni sembrano esserci stati dei passi avanti in termini di sicurezza. Infatti, è stato registrato un decremento del 27,3% di incidenti che li coinvolgono.
Città 30 è cominciato da poco ma sembrano già esserci stati i primi miglioramenti. L’assessora alla Nuova mobilità del Comune di Bologna, Valentina Orioli, rimane con i piedi per terra, assicurando che il comune di Bologna continuerà a tenere il polso della situazione per raccogliere dati attendibili rispetto a questo importante cambiamento nella viabilità bolognese:
“Si tratta di un primo trend che riteniamo positivo, anche se siamo consapevoli che i dati statisticamente più consolidati li avremo dopo un periodo più lungo, di circa 6 mesi. Bologna deve continuare ad andare più piano, come ha dimostrato di poter fare in queste prime due settimane, con la consapevolezza che, dati alla mano, anche nella nostra città comportamenti più prudenti e velocità più basse possono veramente fare la differenza nel salvaguardare l’incolumità di tutte e tutti sulla strada“.
Solo tra sei mesi si potranno trarre delle conclusioni più attendibili, ma non si può negare che i benefici sembrano esserci stati fin da subito.
Le città italiane che hanno aderito al modello Città 30 insieme a Bologna sono Milano, Torino, Oblia, Reggio Emilia e Cesena.
Le big cities italiane hanno aderito al modello circa un anno fa e hanno messo in campo alcuni miglioramenti in questi ultimi 12 mesi per arrivare all’obiettivo, tra cui l’aumento delle piste ciclabili.
Se i dati confermeranno che rallentare vuol dire salvare delle vite, allora dovremmo tutti schiacciare il pedale del freno e adeguarci a questo nuovo limite di velocità.
La speranza è speranza che i numeri di morti sulla strada possa finalmente diminuire, anche se questo potrebbe costarci qualche minuto di ritardo al lavoro.
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