Perché a Roma i cinghiali passeggiano e ad Alessandria uccidono?

La caccia è il problema, non la soluzione“. A dirlo, nel luglio scorso, è stato il Wwf, la più grande organizzazione internazionale non governativa di protezione ambientale. Il riferimento è alla caccia ai cinghiali nel nostro Paese. Questi animali negli anni, complice poi anche la pandemia e i lockdown, hanno cominciato a riversarsi sempre più spesso nei pressi dei luoghi abitati. Non è infatti insolito vedere nelle pagine dei quotidiani o durante i telegiornali le immagini di cinghiali che, quasi in armonia con l’ambiente circostante, si muovono anche in gruppo, spesso con i propri cuccioli, tra le vie di paesini e cittadine.

Ma se in alcune città le immagini generano interesse soprattutto per lo stupore delle persone di fronte a degli animali che prendono possesso di spazi “non loro”, in altri contesti la narrazione è ben diversa. Ieri, lunedì 20 settembre, un cacciatore 74enne di Arenzano è morto all’ospedale di Alessandria Lazzaro Valle dopo essere stato aggredito da un cinghiale. Secondo quanto riportato, l’uomo avrebbe sparato al cinghiale e l’animale, per difendersi, lo avrebbe caricato, provocandogli un’emorragia causata dalla recisione dell’arteria femorale. L’uomo è la prima vittima della stagione di caccia 2021. Nel 2020 le vittime per attività venatoria sono state 14.

A Roma, invece, hanno fatto discutere le immagini di 13 cinghiali, tre adulti e 10 cuccioli, a spasso per le strade del quartiere Trionfale. Nel video vediamo i cinghiali muoversi indisturbati, facendo slalom tra le auto tra i commenti dei passanti, stupiti dalla presenza degli animali. Il video è stato poi condiviso anche sui social. Tra le condivisioni anche quella di Carlo Calenda, candidato sindaco a Roma, che si è rivolto a Virginia Raggi e Nicola Zingaretti: “Non pensate sia arrivato il momento di sedervi a un tavolo e affrontare la questione?”.

Con il lockdown i cinghiali hanno raggiunto la cifra record di 2,3 milioni

Il cinghiale è tra le specie con una grande capacità di adattamento. Infatti, sono in grado di sopravvivere in tutti quei luoghi in cui siano assicurati cibo, acqua e un minimo di protezione. Tutti questi aspetti li rendono inoltre gli ungulati selvatici più diffusi al mondo. In Italia, ad esempio, secondo la stima di Coldiretti dello scorso luglio, con la ridotta presenza dell’uomo a causa della pandemia, i cinghiali sono aumentati del 15%. Con il lockdown, inoltre, si è raggiunta la cifra record di 2,3 milioni di esemplari sul territorio italiano.

Proprio Coldiretti ha chiesto quindi alle Regioni di coordinarsi con lo Stato per attuare misure più stringenti per il controllo e il contenimento dei cinghiali. Questo per riuscire a gestirli, evitando sia i danni che un possibile disequilibrio ambientale.

Diversi hanno risposto all’allarme sui cinghiali lanciato da Coldiretti. Tra questi c’è la Lav (Lega antivivisezione) di Bergamo. Questa ha individuato come questi animali vengano spesso indicati come i responsabili di danni incalcolabili all’agricoltura, ma anche tra le prime cause di incidenti stradali. Eppure, come spiegato da Lav, le recinzioni ellettrificate hanno dato risultati positivi nel 90% dei casi e la pericolosità dei cinghiali e stata smentita dai numeri. Infatti, i casi di aggressione da parte dei cinghiali ai danni delle persone sarebbero tutti riconducibili a comportamenti “scorretti o imprudenti” dei soggetti coinvolti.

La caccia non aiuta a diminuire il numero di cinghiali sul territorio

Ad essere molto più pericolosa, anche per l’uomo, è l’attività venatoria, ovvero la caccia in forma programmata sul territorio. Infatti, secondo quanto riportato da Lav, ogni hanno si registrano incidenti con numeri a due o tre cifre. Quello che viene sottolineato dalla Lav, inoltre, è che la caccia ha un effetto contrario, rispetto a quello voluto, sulla proliferazione della specie sul territorio.

Infatti, l’attività venatoria disgrega i “gruppi consolidati” e contribuisce ad aumentare la fertilità dei cinghiali. “Il cinghiale è un animale che vive in branchi a gerarchia matriarcale” spiega la Lav. Le femmine dominanti si riproducono una sola volta l’anno e riescono a condizionare la fertilità delle altre grazie alla sincronizzazione dell’estro. La caccia ai cinghiali, quindi, non fa altro che determinare la rottura di questo fenomeno naturale. In questo modo, le femmine vanno in estro più volte l’anno ed è questo fenomeno a provocare un aumento delle nascite.  Il problema, quindi, risiede in una malagestione dell’attività venatoria, e non nella naturale propensione dei cinghiali a muoversi in branco cercando cibo e acqua.

Il referendum per abolire la caccia in Italia

Quella della caccia, ai cinghiali e più in generale, è una tematica molto calda in questi giorni. Lo scorso luglio, in particolare, il comitato “Sì Aboliamo la Caccia” ha avviato una raccolta firme, sia online che nelle piazze italiane, e ha raggiunto oltre 200mila cittadini. L’obiettivo adesso è quello di raggiungere le 500mila firme entro il 20 ottobre per poter così arrivare al referendum di iniziativa popolare per abolire la caccia. Oltre all’abolizione dell’attività venatoria, la proposta punta a eliminare il comma 4 dell’articolo 4, ovvero quello che consente la cattura temporanea di alcuni uccelli commercializzabili come richiami di caccia.

Milano, Rosita Celentano in piazza Duomo con una “volpe scuoiata” in mano

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Ecco quello che resta della tua pelliccia“. Questa è la frase che si legge sul cartello portato in Piazza Duomo a Milano da Rosita Celentano. Se in una mano l’attrice e presentatrice ha il cartello, nell’altra impugna per le zampe una “volpe scuoiata”. La sua è una provocazione e un gesto di protesta, lanciato insieme a Peta, per invitare, come avviene ogni anno durante la Milano Fashion Week, la Camera della Moda ad eliminare le pellicce durante le sfilate.

Appena posso cerco di dar voce agli animali che ancora nel 2021 vengono torturati, martoriati e scuoiati per soddisfare un bisogno che ormai è ‘cafone e burino'” ha detto Celentano. “Siamo rimasti gli unici che permettono di portare pellicce sulle passerelle. Ganghi diceva che il progresso morale di una nazione si misura dal modo in cui vengono trattati gli animali. Noi siamo davvero pessimi“.

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