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“San Lorenzo è la cornice del mio ultimo lavoro. Un poster dal messaggio diretto, irriverente. Ho ritratto Virginia Raggi, la nostra sindaca, in assetto antisommossa. Dati gli ultimi avvenimenti, cioè lo sgombero del Nuovo Cinema Palazzo e il fatto che lei si sia congratulata con il prefetto, ho ritenuto necessario dire la mia. Certo, poi lei ha ritrattato. Ma non basta“. Così Laika, street artist di Roma. Che per la sua testimonianza sceglie di non mostrare il suo volto (nascosto da una maschera) né di rivelare la sua voce (contraffatta).
Laika quindi prosegue nel suo racconto: “Ho realizzato questa opera perché la città di Roma è appunto abbandonata a sé stessa. E il Cinema Palazzo era una delle realtà che contribuiva a tenerla in piedi. Solo che ogni cosa ormai viene gestita come se fosse un problema di ordine pubblico. La politica non si fa più. Non si cerca più di capire, ma si criminalizza tutto. Quindi la sindaca smette di essere un politico e diventa uno sceriffo, un poliziotto“.
Da parte di Laika c’è anche l’amarezza per la distruzione della sua opera, che nel corso dello sgombero del Nuovo Cinema Palazzo è scomparsa: “Ovviamente il poster è stato rimosso in men che non si dica. Chissà chi è stato. Chi strappa non mette la firma. Però questo ci può stare, fa parte del gioco“.
C’è anche una riflessione più ad ampio respiro. “La street art ha un ruolo sociale, a prescindere dal contenuto più o meno politico di un’opera. Mette in chiaro che le strade appartengono a chi le abita – osserva Laika –. Bisogna rispettare la città e viverla appieno. Il Cinema Palazzo deve tornare alla cittadinanza e al quartiere, per svolgere il ruolo che aveva prima“.
La conclusione riguarda la diversità di trattamento che secondo Laika si riserva a Roma tra diverse forme di arte, con il Cinema Palazzo che ne è comunque espressione. “Si è parlato tanto di Geco – la sua riflessione –. Anche qui la sindaca si è dimostrata uno sceriffo, in particolare nel modo e nel metodo. Ha usato l’arresto di un writer per farsi propaganda. L’ideologia del decoro ha preso il sopravvento e Roma è contraddittoria: ospita mostre su Banksy e Obey, e poi gioisce per l’arresto di quello che ritiene un vandalo“.
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