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Gianni Pittella, medico legale della famiglia di Mario Cerciello Rega, inquadra la situazione del processo per l’omicidio del carabiniere. E in base anche alle perizia traccia un profilo di grande “abilità e ferocia” che l’aggressione ha dimostrato.
“Io innanzitutto ho dichiarato la mia condivisione delle risultanze della relazione medico-legale del perito – sottolinea Pittella –. Mi ritrovo completamente nella sua relazione. Le caratteristiche delle lesioni subite da Cerciello Rega sono state lesioni pluridistrettuali, che hanno interessato vari organi e grandi vasi. Tali lesioni hanno generato uno shock con una perdita di sangue rapidissima. Proprio questo ha impedito qualsiasi forma di difesa e di offesa al carabiniere ucciso“.
Il medico legale: “Morte Cierciello Rega determinata da insieme di colpi”
Pittella spiega anche quanto tempo è durata l’aggressione a Cerciello Rega: “Secondo le risultanze del perito, siamo intorno a una trentina di secondi. Ma a domanda precisa della presidente della corte, ho fatto una considerazione. In 30 secondi infliggere undici lesioni da arma bianca significa possedere forte dimestichezza e grande abilità. Quella oltretutto non è un’arma comune. Non stiamo parlando di un coltello comune da cucina, ma da combattimento“.
Due i colpi più importanti che Cerciello Rega ha subito. Il medico entra nel dettaglio “Dei colpi ricevuti, uno ha attraversato lo stomaco fino al mesocolon, uno ha perforato il polmone ed è arrivato fino alla parete della colonna vertebrale. Il sangue che ha perduto dentro il corpo e fuori dal corpo ha determinato una situazione rapidissima di impoverimento di tutte le energie che gli ha impedito di offendere. Ma anche di difendersi“.
Non è stato un singolo colpo a determinare la morte, ma “l’insieme dei colpi“, come spiega Pittella. “L’esito finale è stato dovuto all’emorragia massiva che Cerciello Rega ha subito. Il dottor Grande si sofferma in particolare sul colpo che ha perforato il polmone, ma anche su quello allo stomaco. Ci vogliono grande determinazione, forza e ferocia per sferrare questi colpi. E c’è da considerare l’insistenza dell’aggressore“.
La vedova del carabiniere ascoltata come testimone
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Rosa Maria Esilio, vedova del vicebrigadiere dei carabinieri, è stata sentita oggi come testimone al processo in cui sono imputati per l’omicidio i due americani Finnegan Lee Elder e Christian Natale Hjorth. In aula ha mostrato il portafogli che suo marito aveva con sé la notte del delitto. Un portafogli, con un porta placca, che ha ancora una traccia di sangue.