Campagna vaccinale, Galli: “Prossime settimane critiche”

Convincere più persone possibile a vaccinarsi contro il Covid, perché le prossime settimane saranno critiche. Lo ribadisce nuovamente Massimo Galli, docente di Malattie infettive all’università Statale e primario al Sacco di Milano, ospite di Agorà su Rai3.

Green pass e riaperture delle scuole: le parole di Galli

Negli ultimi giorni il dibattito sul Green pass obbligatorio anche sul posto di lavoro, obbligo vaccinale e terza dose si è intensificato. Sull’obbligo vaccinale, per esempio, Galli si dice sicuro. “È uno strumento che deve essere applicato, ma occorre del tempo che spero possa essere breve. Nel frattempo bisogna fare tutto quello che si può per ottenere una copertura vaccinale più ampia possibile subito, perché le prossime settimane saranno critiche ed è lì che si gioca gran parte di questa battaglia d’autunno.

“Bisogna convincere subito il massimo di persone possibile per evitare la circolazione del virus che può creare qualche guaio”, in particolare con la variante Delta ormai al 99.7%. Sulla riapertura delle scuole “sono allarmato ma non allarmista”. “Nella fascia d’età degli studenti c’è il grosso dei non vaccinati e la variante Delta ha un 50% in più capacità di diffusione rispetto alla variante inglese”, ha aggiunto Galli.

Già una settimana fa aveva messo in guardia sul prossimo autunno

“Bisogna arrivare a vaccinare più persone altrimenti avremo un settembre caldo, anche se non comparabile a quello dello scorso anno”, aveva detto sempre ad Agorà lo scorso 30 agosto. Secondo Galli “questa variante non permette di dire ‘non mi vaccino tanto si sono vaccinati gli altri’. Il fatto che ci siano persone non vaccinate (contro il Covid, ndr) è un danno sociale importante. Sulla terza dose, disse: “Tutti gli operatori sanitari vaccinati nell’autunno passato, in teoria, avrebbero la vaccinazione in scadenza tra il 18 ottobre, come il sottoscritto, e fine novembre. Senza però che sia ancora chiaro se la terza dose sia un vantaggio reale o meno”, dice. La soluzione? “Standardizzare le metodiche per valutare la risposta anticorpale individuale in vaccinati e guariti”.

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