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“Ritrovarlo è stata una grandissima emozione. Come la nascita di un figlio“. Così Danilo Ciccarelli, comandante della stazione dei Carabinieri di Scarperia dopo il ritrovamento del piccolo Nicola. Il bimbo era scomparso nella notte tra il 21 e il 22 giugno dalla casa dove vive in mezzo ai boschi del Mugello insieme alla sua famiglia. Il comandante ha spiegato la dinamica del ritrovamento dopo la segnalazione di un giornalista.
“Io non sono abituato a queste cose, ma è stata un’emozione veramente bella. Anche perché dopo 30 ore non ci aspettavamo di trovarlo così – ha ammesso Ciccarelli –. Non nascondo di aver sognato il bimbo questa notte. Non ci ho dormito, perché questa situazione mi aveva preso già da ieri anche se ero a Scarperia. Però tra comandanti di stazioni ci sentivamo. Siamo tutti in contatto e cerchiamo sempre di dare una risposta al territorio quando ce n’è bisogno“.
“Facciamo comunione tutti quanti, partecipiamo ai problemi gli uni degli altri. E quindi stamattina mi sono svegliato determinato. Poi è chiaro, una dose di fortuna ci vuole sempre“, ha sottolineato il carabiniere. Che poi ha sottolineato la lucidità del piccolo Nicola durante la sua disavventura: “Il bimbo ha passato 30 ore nel bosco da solo, di cui almeno due notti. Non so quanti se la sarebbero cavata. E in tutto questo non ha mai pianto“.
Quindi Ciccarelli ha raccontato di come è avvenuta la segnalazione decisiva: “Scendevamo dal punto di coordinamento con il collega di Palazzuolo sul Senio, il maresciallo Porfidia. Ci ha fermati un giornalista che saliva a piedi e sosteneva di aver sentito un lamento. Scendendo abbiamo sentito anche noi un piccolo lamento, ma ci sembrava da ricondurre a un animale più che a una persona. Tant’è che chiamavamo Nicola, ma non riuscivamo a ottenere nessuna risposta“.
Da qui la decisione di intervenire: “Si è poi deciso di verificare questo piccolo lamento. Sono sceso nel dirupo con qualche difficoltà. Ma anche curiosità, perché avevo sentito di nuovo quel lamento. A quel punto il bimbo è sbucato dall’erba. Era seduto a terra, con questi due occhioni aperti. Mi sono avvicinato, l’ho chiamato, lui ha detto ‘Mamma’ e si è aggrappato subito al mio collo. Ho verificato che non aveva lesioni, a parte un piccolo bernoccolo e dei graffi sulle gambe. Ma dopo 30 ore nel bosco, questo era il minimo. Non ha passato la notte lì, perché l’erba era alta. Ha camminato e camminato“.
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