Bergamo è stata uno dei centri più colpiti dal Coronavirus non solo sul suolo italiano, ma a livello anche mondiale. Della situazione orobica si è occupato in passato anche l’autorevole ‘New York Times’, e anche per questo motivo fa rumore una furibonda lettera di un cittadino e della sua epopea per effettuare un tampone.
Il suo nome è Alberto Locatelli, che ha scritto a ‘Bergamo News’ raccontando la sua epopea. La vicenda è nata e si è sviluppata nel corso dell’ultimo weekend, trascorso nel tentativo di effettuare il test anti COVID-19. E che ha vissuto, secondo le parole di Locatelli, “quattro disguidi” e una “beffa finale“.
“Gentile redazione, – si legge nella lettera – Vorrei segnalarvi la mia esperienza con la gestione dei test per il Covid in fiera a Bergamo. Dopo che venerdì scorso, sul vostro giornale, ho letto la possibilità di fare il tampone in fiera a Bergamo, ho subito telefonato al numero indicato. Era l’unica struttura ad eseguirlo la domenica ed avrei guadagnato un giorno (prezioso) di lavoro“.
Subito problemi per prenotare il test
I problemi sono iniziati subito. “Primo disguido: la gentile signora che mi ha risposto al telefono non sapeva dell’esistenza dei test in fiera a Bergamo; e dopo una chiacchierata con la sua responsabile mi ha comunicato che mi avrebbe richiamato per organizzare un appuntamento nella struttura di Orio al Serio. La sera sono stato ricontattato, mi hanno detto che in effetti avevo ragione e potevo prenotarmi in fiera, così ho fatto per domenica 23 alle 16“.
La vicenda, però, non era ancora risolta. “Secondo disguido: presentatomi in fiera con un po’ di anticipo (15.30) sono riuscito a fare il tampone alle 19.15. Non mi dilungo descrivendo la gestione di code, priorità, etc. Ma vi assicuro che in 4 ore di coda se ne sono viste di tutti i colori, calcolando che centinaia di macchine venivano gestite da un unico operatore (con una pazienza olimpica) e due vigili urbani arrivati nel pomeriggio“, si lamenta il cittadino di Bergamo.
“Struttura privata garantisca altro servizio”
Dopo la coda, nuovi problemi. “Terzo disguido: come dicevo ho fatto il tutto per evitare di perdere giornate di lavoro. Il gruppo San Donato, che gestisce i test alla fiera, garantisce (tutt’ora verificabile sul loro sito) risultati in 24/48 ore… inutile dire che dopo 48 ore di attesa mi hanno appena detto che l’attesa è di 72 ore. In ultimo la beffa: la mia compagna che telelavora, ha prenotato il test lunedì 24 al papa Giovanni di Bergamo… ha fatto il test senza attese e ha già ricevuto (in meno di 24 ore) il risultato, fortunatamente negativo“.
Quindi da Locatelli la severa conclusione: “Credo che una struttura privata, sicuramente pagata adeguatamente, dovrebbe garantire un servizio al pubblico di ben altra qualità. Rimanendo in attesa del risultato del test e di poter tornare a lavorare, vi ringrazio per la disponibilità e la pazienza“. E ‘Bergamo Post’ ha lasciato spazio anche a una replica.
La risposta degli ospedali di Bergamo
Si tratta di quella degli Istituti Ospedalieri di Bergamo, la cui nota afferma: “Nonostante le importanti risorse messe in campo in tempi molto brevi, l’affluenza nei primi giorni è stata superiore al previsto anche perché, per andare incontro alle esigenze di tutte le persone di rientro da Spagna, Grecia, Malta e Croazia, abbiamo valutato – benché la prenotazione fosse obbligatoria – di accettare anche chi si fosse autopresentato senza prenotazione. Solo nel week end abbiamo effettuato più di mille tamponi. Stiamo comunque lavorando a implementare ulteriormente il servizio. Tutti i tamponi effettuati fino a lunedì compreso saranno refertati entro stasera (mercoledì)“.
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