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“Per tutti, tredici Vigili del fuoco esperti che hanno affrontato molte emergenze, è stata una novità, una sorpresa. A Beirut ci siamo ritrovati in uno scenario che era più di guerra“. È una testimonianza che colpisce, quella del Vigile del fuoco e responsabile della comunicazione Luca Cari, tornato pochi giorni fa dalla missione nella capitale libanese intrapresa dal contingente italiano Nbcr, a seguito della violentissima esplosione che ha colpito il porto e tutta l’area circostante.
Il disastro ha causato oltre 220 morti, più di 7mila feriti e 300mila sfollati, mettendo in ginocchio la capitale di un Paese già martoriato dal punto di vista sociale ed economico. “Abbiamo riscontrato effetti anche a otto chilometri di distanza – aggiunge Cari -. L’effetto più immediato dal punto di vista di impatto visivo erano le vetrate. Interi palazzi, grattacieli altissimi, completamente senza vetrate“.
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Luca Cari, che dopo il ritorno dal Libano ha trascorso alcuni giorni di isolamento per il protocollo anti-Covid, scende poi nei dettagli della missione. “Il contingente dei Vigili del fuoco è partito immediatamente dopo l’esplosione – spiega -. Tredici specialisti nel settore Nucleare, biologico, chimico e radiologico (Nbcr), insieme a quattro specialisti dell’esercito. Siamo arrivati a Beirut all’alba del 6 agosto e eravamo subito operativi”.
Il gruppo era guidato dall’ingegnere Stefania Fiore, “unica donna team leader“ a Beirut, come conferma lo stesso Cari. Il compito del contingente Nbcr era quello di “fare rilevamenti per il rischio chimico di aria, acqua e terreno antistante al porto”. Una verifica indispensabile “per garantire il lavoro dei team in sicurezza“.
Da Cari arriva anche una risposta netta alle teorie del complotto che si sono susseguite dopo il disastro, e alle ipotesi dell’utilizzo di bombe o armi atomiche. “Il nostro compito non era accertare le cause – afferma il Vigile del fuoco -. Abbiamo riscontrato assenza di radioattività, al contrario di quanto veniva raccontato, di esplosioni di bombe atomiche o altro. Il nitrato d’ammonio di sicuro è stato coinvolto. Non sappiamo però quale sia stata la fonte d’innesco“.
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