Giornata in piazza per i cittadini in manifestazione per una scuola diversa.
Proprio nelle ore in cui a tenere banco sono le decisioni del Ministero dell’Istruzione sulla prova di maturità 2020 e, sui social e nelle boutade politiche, Lucia Azzolina è sotto gli occhi dei riflettori per alcune dichiarazioni riprese da più parti, sono gli studenti, in particolare i più piccoli, con i loro genitori a farsi sentire.
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Sono state 16 le città italiane che hanno visto i propri cittadini scendere in piazza per puntare il dito contro una scuola sostanzialmente in lockdown. Organizzata dal comitato “Priorità alla scuola”, la giornata di manifestazioni ha visto genitori e alunni chiedere a gran voce lo stop alla sola didattica a distanza e un pronto ritorno fra i banchi attraverso investimenti sulle strutture, nuove assunzioni, e una programmazione che esalti il comparto scolastico anzichè relegarlo agli ultimi posti della ripresa dopo l’emergenza sanitaria.
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Anche a Milano, come in tutta Italia, il comitato Priorità alla Scuola, ha manifestato il proprio dissenso per chiedere di “ritornare a scuola a settembre e in presenza”. Alcune partecipanti, tra cui mamme e insegnanti, hanno ribadito la necessità di “far tornare i ragazzi a frequentare le aule scolastiche. La didattica sul computer non è vera scuola, i giovani davanti ad un pc tendono a distrarsi e i genitori non possono sostituirsi al ruolo della maestra”. Per questo il grido è quello di “tornare nelle classi prendendo tutte le accortezze del caso e investendo su personale e manutenzione; due cose fondamentali per garantire una ripresa sicura. Se si dovranno creare dei turni per garantire a tutti la partecipazione”, concludono, “siamo disposte anche a questo. L’importante è ricominciare”
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“Noi vogliamo tornare a scuola, è difficile stare senza le maestre. E poi lavorando tutti insieme si impara“. A parlare sono i bambini, nel giorno delle manifestazioni che in tutta Italia sensibilizzano sul tema scuola.
A inquadrare la problematica è Ugo Mattei, presidente del Comitato Rodotà: “Ci sono alcune priorità fondamentali se si vuole parlare seriamente di fase 3. Ad esempio la sanità, ma anche la capacità di credere nelle generazioni future. Chiudere la scuola è un’operazione suicida. Dimostra gli apparati valoriali completamente sbagliati di questo Governo, che mette le questioni economiche al di sopra di quelle culturali e morali“.
La richiesta, quindi, è quella di rimettere l’istruzione e i bambini al centro dell’agenda: “La scuola deve essere una priorità. Perché se anche i risultati del disastro delle scuole chiuse non sono immediati, a un certo punto si vedranno e li pagheremo a un prezzo carissimo. La politica deve dimostrare serietà e fare investimenti sul medio e lungo periodo“.
Mattei insiste sulle dimenticanze che il sistema ha avuto nei confronti dell’infanzia: “I bambini sono stati completamente dimenticati, trattati peggio dei cani. Si è scatenata una diseguaglianza di classe che è una condizione drammatica di questo Paese. I bambini che hanno potuto accedere all’informazione on-line, infatti, sono solo quelli delle scuole che servono certi estratti della popolazione, escludendo le periferie. Gli altri sono stati abbandonati. Tutto questo è grazie all’incompetenza totale del ministro Azzolina“.
“Siamo tutti entrati in fase 2, tranne i bambini. Loro sono ancora in fase 1, perché le scuole sono rimaste chiuse e in generale i bambini non sono entrati nell’agenda politica. I parchi sono aperti, ma le aree gioco sono chiuse. L’unica novità è che ora possono vedere i compagni e gli amici“, aggiungono le fondatrici di Mammadimerda, il blog satirico molto attivo sui diritti dei figli nell’epoca della didattica a distanza.
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