Avvocati di Roma protestano sulla Fase 2: “Così non possiamo lavorare”

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Avvocati sul piede di guerra

Io questa toga ce l’ho da 25 anni. Oggi me la tolgo, perché così non possiamo lavorare“. Spiega così le ragioni della sua adesione al flashmob uno degli avvocati associati all’ordine di Roma, che oggi hanno restituito simbolicamente la propria toga al presidente Antonino Galletti.

Gli avvocati, di Roma e non solo, si lamentano per la lentezza con cui il sistema sta rispondendo alla Fase 2. All’assenza di certezze per la loro categoria, la professione e anche l’assenza di garanzie per i cittadini: “Non è più tollerabile che un servizio essenziale al Paese come la giustizia, che ha una funzione sociale incredibile da tutti i punti di vista, ancora non abbia riaperto“.

Il problema della ripartenza

Noi individuiamo anche dove sia il problemaspiegano gli avvocati. C’è un’assoluta equivocità nei criteri guida prestabiliti nella ripartenza. Nel momento in cui si sostiene che i criteri guida sono affidati alla valutazione del distretto si crea un vulnus all’applicazione del giustizia. I criteri così non sono discrezionali, quando dovrebbero essere oggettivi e predeterminati. L’auspicio è che si possa mettere mano a un provvedimento che possa stabilire quali siano i criteri di ripartenza, per quali tipi di reato, in quale contesto e quali siano le condizioni di sicurezza accettabili. Lo diciamo più che come avvocati penalisti come cittadini. Con il senso di dovere civico di appartenenza a questo Paese che non può più fare a meno di una funzione essenziale come quella rappresentata dalla giustizia“.

Il flashmob è avvenuto davanti al tribunale a piazzale Clodio. Qui gli avvocati della Capitale si sono riuniti per lanciare un segnale a chi sta organizzando la ripresa della giustizia nella cosiddetta Fase 2. “Bisogna ripartire immediatamente, non si può aspettare la fine di luglio, poi agosto per ripartire a settembre“, conclude il presidente Galletti.

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