Due giovani su dieci guidano utilizzando impropriamente il cellulare. È il dato che emerge da una ricerca promossa da Anas sulle cattive abitudini degli automobilisti, lungo le strade e autostrade non a pedaggio. La rilevazione condotta da Studio Righetti e Monte Ingegneri e Architetti Associati, con il contributo dell’Unità di Ricerca in Psicologia del Traffico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, evidenzia le “cattive abitudini” degli automobilisti italiani.
Lo studio ha analizzato i comportamenti di guida di un campione di 6000 utenti. Oltre a usare impropriamente il cellulare alla guida (un automobilista su dieci), il 28,38% dei conducenti non allaccia le cinture. Il dato si alza se riferito al passeggero anteriore (31,87%) e passeggero posteriore (80,12%). Poco disciplinato è anche l’utilizzo dei dispositivi di ritenuta per i bambini: infatti, il 49,47% non li utilizza. Per quanto riguarda gli indicatori luminosi, il 55,63% non li accende per la manovra di sorpasso o rientro (76,46%), o per l’entrata (59,20%) o uscita (43,71%) da rampa.
“Questo studio – ha commentato Franco Righetti, che ha curato la ricerca – segna un passo di fondamentale importanza per il miglioramento della sicurezza sulle strade. L’entità del campione raccolto su oltre 6 mila persone ci ha restituito una chiara fotografia dei comportamenti e delle abitudini delle persone durante la guida”. Questo ha consentito di identificare e analizzare in maniera scientifica i fattori di rischio. La disponibilità di questo patrimonio informativo consentirà ad Anas di poter progettare e avviare concrete campagne di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale. Tra i principali fattori di rischio individuati “il mancato utilizzo delle cinture di sicurezza e utilizzo improprio del telefono cellulare durante la guida“, specialmente tra i giovani.
Si tratta di dati molto lontani dalla media registrata negli altri Paesi europei, dove il 90% degli automobilisti indossa le cinture anteriori e ben il 71% dei passeggeri quelle posteriori. Ma quali fattori influiscono sulla mancata percezione del rischio? Il comportamento in violazione non dipende da un problema nel raccogliere le informazioni necessarie per attuare il comportamento corretto, ma da una scelta influenzata da fattori psicologici, psicosociali e motivazionali. Tanto le violazioni registrate, che i comportamenti che portano alla distrazione, appaiono riconducibili ai medesimi bias cognitivi. Il ruolo dell’abitudine e dei vantaggi percepiti permettono così di spiegare i comportamenti rischiosi riconducibili per lo più a stress, abitudine, mancanza di senso civico.
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