Dopo aver fatto parlare di sé per l’insuccesso elettorale a Ventotene (dove ha ottenuto zero voti, uno in meno rispetto al Partito Gay), Mario Adinolfi, il presidente nazionale del partito Il Popolo della Famiglia, è tornato ad attirare l’attenzione con una dichiarazione sul Giubileo. A suscitare la sua indignazione è il simbolo scelto per l’evento, nel quale spiccano alcuni dei colori dell’arcobaleno. “Ma, porca pupazza, è il Giubileo o il Gay Pride? Proprio l’arcobaleno dovevano scegliere nel logo?”, ha scritto Adinolfi su Twitter, alludendo a una possibile somiglianza con la bandiera della comunità LGBTQIA+.
In realtà basta evitare di fermarsi a un’occhiata superficiale per notare delle importanti differenze tra i due simboli. La bandiera tipica del Pride contiene sette/otto colori, ognuno con il suo significato: rosa (scomparso nel corso del tempo, rappresentava la sessualità), rosso (vita), arancione (salute), giallo (luce del sole), verde (natura), turchese –(magia/arte), blu (serenità) e viola (spirito). Nel simbolo del Giubileo 2025, invece, i colori sono quattro: rosso, giallo, verde e blu. Ciascuno di essi è associato a quattro figure stilizzate che rappresentano “l’umanità proveniente dai quattro angoli della terra”. Gli omini sono in fila e abbracciati uno all’altro, come simbolo di fratellanza. L’apri-fila è abbracciato a una croce a forma di ancora. Il logo, inoltre, vuole richiamare alla mente il concetto del pellegrinaggio. Adinolfi è riuscito a vedere un riferimento alla comunità LGBTQIA+ anche in questa parte del logo. “Comunque, sia chiaro, io sono quello blu: l’ultimo del trenino”.
Per trovare altre dichiarazioni controverse di Adinolfi non bisogna tornare troppo indietro nel tempo. Solo pochi mesi fa il giornalista e politico ha elogiato il tennista Novak Djokovic, definendolo “un eroe del nostro tempo” per essersi rifiutato di fare il vaccino contro il Covid-19. “Djokovic rifiuta l’obbligo vaccinale e si dice disposto a pagarne il prezzo. Non giocherà né Wimbledon né il Roland Garros. Nel giorno in cui milioni di italiani si ritrovano a dover pagare multe se vanno a lavorare senza il Super Green pass rafforzato, è l’atto degno di un amico”, ha scritto Adinolfi su Twitter. “Nel mio piccolo, anche io come lui: non mi piegano né minacce né sanzioni”, ha aggiunto.
Considerando che Adinfolfi è stato più volte etichettato come “ultracattolico”, la sua posizione contraria nei confronti dell’aborto non desta il minimo stupore. Di recente ha commentato la controversa decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti in questo modo: “Oh happy day… È una giornata importante per il diritto e per il diritto alla vita. La decisione della Corte Suprema americana sull’aborto è storica, ma non ci si faccia fuorviare da inutili drammatizzazioni ordite da interessi precisi. Semplicemente ora decideranno democraticamente i singoli Stati come regolamentare l’aborto, non sarà obbligatorio consentirlo fino alla 24esima settimana (bambino di sei mesi, totalmente formato) come finora era prassi negli Usa”.
Nel 2021, Adinolfi si rese protagonista di un accesso botta e risposta virtuale con Fedez sul tema dell’eutanasia legale. “Oggi a Messa ho ascoltato il Vangelo in cui si dice: ‘Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?’. I preti, portatori della ‘parola dura’, ricordino ai fedeli che il Papa e i vescovi hanno parlato chiaramente contro l’eutanasia: non si può firmare per sostenerla. O la fede o Fedez”, scrisse su Twitter il fondatore del Popolo della Famiglia. La replica del rapper non si fece attendere. “Fortunatamente la parola dei cittadini italiani vale di più di quella di un vescovo. Se no saremmo ancora senza una legge sul divorzio. Dio benedica il referendum. Dai Mario, fai 4 ave Maria e non pensarci più”.
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