Aborto, nel consultorio dove “le associazioni Pro Vita aiutano a fare una scelta consapevole”

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Negli ultimi giorni è scoppiata un’accesa polemica sulla scelta della Regione Piemonte e dell’Asl di assegnare da bando a tre associazioni Pro Vita la possibilità di interfacciarsi con i consultori. Alberto Cirio, il presidente della Regione, ha spiegato che si tratta di una decisione in linea con quanto previsto della legge italiana. “La mia posizione è quella della legge italiana che prevede, come è giusto che sia, che la libertà della donna venga garantita“, ha dichiarato. Per capire come funziona la collaborazione con le associazioni Pro Vita  ci siamo rivolti a Clara Zanotto, responsabile dei consultori Area Sud Torino.

Il funzionamento dei consultori

Le donne vengono inserite all’interno di un percorso, che ci permette di intercettare le criticità e tutte le informazioni il più possibile complete su ciò che potrebbe essere una scelta diversa da quella da loro pensata. Sono strumenti per valutare in maniera consapevole cosa fare“, ha spiegato Zanotto. “Il nostro compito è quello di supportare le donne, accoglierle, ascoltarle e guidarle verso una scelta autonoma. La maggiore informazione che si può mettere a disposizione delle donne è lo strumento che permette di fare delle valutazioni più precise“.

La collaborazione con le associazioni Pro Vita è attiva dal 2011. È nata in seguito alla richiesta di avere un percorso facilitato di invio delle donne in caso di necessità. Per collaborare devono essere rispettati dei requisiti, che le associazioni sono tenute a dichiarare. Tra questi ce n’è uno che prevede che la sede deve essere all’interno dell’associazione e non del consultorio“, ha concluso Zanotto.

 

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