Nonostante le dichiarazioni ufficiali neghino un legame diretto tra i due eventi, molti osservatori hanno interpretato la decisione di Nordio come un chiaro segnale di uno scambio diplomatico. Calenda, leader di Azione, ha dichiarato: “È stato fatto un buon lavoro, ma è uno scambio“
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha chiesto alla Corte d’Appello di Milano la revoca degli arresti per Mohammad Abedini Najafabadi, cittadino iraniano detenuto in Italia dal 16 dicembre. La vicenda si è intrecciata con il rilascio della giornalista italiana Cecilia Sala, detenuta nel carcere di Evin, facendo emergere ipotesi di uno scambio diplomatico con l’Iran per la liberazione avvenuta pochi giorni prima.
Fino a pochi giorni prima, Nordio aveva dichiarato che avrebbe atteso la decisione della Corte d’Appello prevista per il 15 gennaio, quando i giudici avrebbero discusso la possibilità di concedere gli arresti domiciliari ad Abedini. Tuttavia, con una decisione inaspettata, il ministro ha scelto di esercitare i suoi poteri previsti dall’articolo 718 del codice di procedura penale per revocare l’arresto in casi di estradizione.
Secondo quanto riportato dal Ministero della Giustizia, la scelta è stata motivata da considerazioni legali. In particolare, una delle accuse rivolte ad Abedini dagli Stati Uniti – associazione a delinquere per violare l’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) – non ha una corrispondenza nel diritto italiano. Inoltre, per le altre accuse, come il presunto supporto a organizzazioni terroristiche, non sarebbero emerse prove concrete. Abedini, ingegnere tecnologico, era accusato di aver prodotto e commercializzato strumenti con potenziali applicazioni militari, ma senza un legame diretto con attività terroristiche.
La liberazione di Abedini ha inevitabilmente riportato l’attenzione sul caso di Cecilia Sala, la giornalista italiana arrestata in Iran il 19 dicembre e rilasciata l’8 gennaio. Nonostante le dichiarazioni ufficiali neghino un legame diretto tra i due eventi, molti osservatori hanno interpretato la sequenza temporale come un chiaro segnale di uno scambio diplomatico.
Carlo Calenda, leader di Azione, ha dichiarato: “È stato fatto un buon lavoro, ma è uno scambio“. Angelo Bonelli di Europa Verde ha commentato in modo analogo: “Bene la decisione del ministro Nordio di liberare l’ingegnere iraniano Abedini, ma resta evidente che si tratta di un’intesa diplomatica“. Anche l’Iran ha parlato di un “malinteso” risolto grazie ai colloqui tra le intelligence italiana e iraniana, lasciando intendere che la questione fosse parte di un accordo più ampio.
Secondo fonti vicine al Ministero della Giustizia, la decisione di Nordio potrebbe essere stata influenzata anche dal contesto politico internazionale. Il periodo di transizione negli Stati Uniti, con l’insediamento imminente di Donald Trump previsto per il 20 gennaio, avrebbe reso cruciale chiudere il caso prima di possibili cambiamenti nella politica estera americana. Inoltre, evitare una decisione negativa da parte della Corte d’Appello di Milano potrebbe aver pesato sul timing della richiesta di revoca.
La mossa di Nordio ha suscitato reazioni contrastanti. Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri ed esponente di Fratelli d’Italia, ha lodato il ministro, definendolo”un grande giurista” e affermando che la decisione “dà lustro e onore giuridico all’Italia“. Dall’altro lato, diverse voci dell’opposizione hanno criticato l’apparente mancanza di trasparenza e il possibile rischio di compromettere i rapporti con gli alleati occidentali.
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