9 maggio, Mattarella: “Ricordare le vittime del terrorismo è un dovere”

“Il 9 maggio è il giorno in cui Aldo Moro venne ucciso. La barbarie brigatista giunse allora all’apice dell’aggressione allo Stato democratico. Lo straziante supplizio a cui Moro venne sottoposto resterà una ferita insanabile nella nostra storia democratica”. È il ricordo dello statista e leader democristiano, ucciso il 9 maggio 1978 dai brigatisti, da parte del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo interno e internazionale.

“Respinta la minaccia terroristica”, dice il Capo dello Stato, “oggi ancor più sentiamo il dovere di liberare Moro e ogni altra vittima da un ricordo esclusivamente legato alle azioni criminali dei loro assassini. Nel riscoprire il pensiero, l’azione, gli insegnamenti di Moro e di tanti altri giusti che hanno pagato il prezzo della vita ritroveremo anche talune radici che possono essere preziose per affrontare il futuro”.

9 maggio, Mattarella sulle vittime del terrorismo: “Non è ancora stata fatta piena luce”

“Nel tempo sono state accertate responsabilità dirette e indirette. Gli autori dei delitti sono stati sottoposti a processi e condanne”, ha continuato Mattarella che, in questa Giornata del 9 maggio, ha ricordato però che “non ovunque è stata fatta piena luce. La verità resta un diritto, oltre che un dovere per le istituzioni. Terrorismo ed eversione sono stati battuti con gli strumenti della democrazia e della Costituzione: la ricerca della verità, dunque, deve continuare laddove persistono lacune e punti oscuri”. Perché “ricordare è un dovere. Ricordare le strategie e le trame ordite per destabilizzare l’assetto costituzionale, le complicità e le deviazioni di soggetti infedeli negli apparati dello Stato, le debolezze di coloro che tardarono a prendere le distanze dalle degenerazioni ideologiche e dall’espandersi del clima di violenza”.

“Nel ‘Giorno della Memoria’, che il Parlamento italiano ha voluto dedicare alle vittime del terrorismo, la Repubblica si inchina davanti alle vite spezzate dal fanatismo politico, dalle violenze di gruppi brigatisti e neofascisti, dagli assalti eversivi alle istituzioni democratiche e alla convivenza civile. Tragicamente lunga”, conclude il presidente Mattarella, “è la sequela delle persone uccise negli anni di piombo: servitori dello Stato, donne e uomini eletti a simbolo di funzioni pubbliche, cittadini impegnati nella vita sociale, testimoni coerenti che non hanno ceduto al ricatto. Il legame della memoria rinnova e rafforza il sentimento di solidarietà con i familiari, ma richiama anche un impegno che vale per l’intera comunità”.

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