I koala che vivono nello stato australiano del Nuovo Galles del Sud potrebbero estinguersi entro il 2050, a meno che il governo non intervenga immediatamente per proteggere gli animali e il loro habitat. A indicarlo sono i risultati di un’inchiesta parlamentare durata un anno. Fattori come il disboscamento, lo sviluppo urbano, le estrazioni minerarie e la silvicoltura hanno causato la frammentazione e la perdita dell’habitat dei koala nel Nuovo Galles del Sud, lo stato più popolato dell’Australia, nel corso degli ultimi decenni. Anche gli incendi boschivi che hanno devastato la parte sud-orientale del continente da giugno 2019 fino all’inizio di febbraio 2020 hanno causato degli enormi problemi a questi marsupiali, distruggendo fino all’81% del loro habitat in alcune zone e causando la morte di numerosi esemplari.
La necessità di preservare l’habitat dei Koala
L’inchiesta parlamentare ha portato alla compilazione di un rapporto lungo 311 pagine, i cui risultati sono stati presentati oggi, martedì 30 giugno. “Le prove che abbiamo raccolto sono schiaccianti. I figli dei nostri nipoti potranno vedere dei koala nel loro habitat naturale solo se il governo agirà immediatamente per preservarlo”, si legge nel documento. Il rapporto, commissionato da un Comitato governativo che ha raccolto più partiti, contiene 42 raccomandazioni. Tra queste spiccano l’invito a condurre un censimento nel minor tempo possibile e a dare priorità alla protezione degli animali quando si pianifica lo sviluppo urbano. Il report esorta anche il governo a incrementare i fondi destinati alla preservazione dell’habitat dei koala.
Le richieste del WWF
Anche la filiale australiana del WWF (World Wide Fund for Nature) è intervenuta sul tema. L’organizzazione ha chiesto al governo di modificare le leggi sulla bonifica degli alberi e sul disboscamento del Nuovo Galles del Sud. “Il governo non è riuscito a impedire che il nucleo dell’habitat dei koala venisse raso al suolo o abbattuto nelle foreste statali costiere. Senza alberi, non ci sono koala”, ha dichiarato Stuart Blanch, portavoce dell’organizzazione internazionale.