Le sanzioni imposte da Trump prevedono la possibilità di congelare i beni di membri dell’ICC e di negare visti a loro e ai loro familiari
Giovedì 6 febbraio, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che ha portato all’imposizione di sanzioni contro la Corte penale internazionale (ICC), l’ente giuridico internazionale istituito per perseguire crimini di guerra, genocidi e crimini contro l’umanità. Questo atto ha suscitato un acceso dibattito a livello globale, sollevando interrogativi sulle motivazioni politiche, legali e morali dietro tale decisione.
Le motivazioni di Trump
Trump ha giustificato le sanzioni accusando la Corte di condurre «azioni illegittime e infondate contro l’America e il nostro stretto alleato, Israele». In particolare, il presidente si è riferito al mandato d’arresto internazionale emesso dalla ICC nel novembre 2023 contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Questa mossa ha messo in evidenza le tensioni esistenti tra gli Stati Uniti e la Corte, tensioni che si sono intensificate nel corso degli anni, specialmente dopo che la ICC ha iniziato a indagare su presunti crimini di guerra commessi durante il conflitto in Afghanistan, coinvolgendo anche truppe americane.
È importante notare che sia gli Stati Uniti che Israele non sono firmatari dello Statuto di Roma, il trattato che ha istituito la Corte nel 1998, e quindi non riconoscono la giurisdizione della ICC. Di conseguenza, il mandato d’arresto emesso contro Netanyahu e Gallant non obbliga gli Stati firmatari a procedere con l’arresto, lasciando così gli Stati Uniti e Israele al di fuori del raggio d’azione della Corte.
La natura delle sanzioni contro la Corte penale internazionale
Le sanzioni imposte da Trump prevedono la possibilità di congelare i beni di membri dell’ICC e di negare visti a loro e ai loro familiari. Tuttavia, l’amministrazione degli Stati Uniti non ha rivelato i nomi specifici delle persone che saranno colpite da queste restrizioni, sollevando interrogativi sulla loro efficacia. Durante il primo mandato di Trump, nel 2020, il suo governo aveva già applicato sanzioni simili contro la ICC, congelando i conti della procuratrice Fatou Bensouda e del suo vice, nonché imponendo restrizioni di viaggio a diversi funzionari della Corte.
Queste azioni sembrano essere parte di una strategia più ampia per limitare l’influenza delle istituzioni internazionali, in particolare quando queste agiscono in modi che gli Stati Uniti considerano contrari ai loro interessi nazionali.
Le reazioni alle sanzioni contro la Corte penale internazionale
Le sanzioni contro la ICC e le dichiarazioni di Trump hanno suscitato reazioni contrastanti a livello internazionale. Da un lato, alcuni Paesi hanno applaudito la decisione di Trump, vedendola come un’opportunità per difendere la sovranità nazionale contro ciò che considerano interferenze straniere. Dall’altro lato, molti stati e organizzazioni internazionali hanno espresso preoccupazione per il potenziale deterioramento della giustizia internazionale e dei diritti umani.
La ICC è stata creata con l’intento di perseguire i responsabili di crimini atroci, e le sanzioni imposte dagli Stati Uniti potrebbero avere un effetto dissuasivo su altri paesi che potrebbero prendere in considerazione l’idea di collaborare con la Corte. Questo scenario mette in discussione il futuro della giustizia internazionale e il ruolo delle istituzioni multilaterali nel mantenere la pace e la sicurezza globali.
Le prospettive future
Il futuro della Corte penale internazionale e delle sue interazioni con gli Stati Uniti rimane incerto. Le sanzioni imposte da Trump potrebbero segnare un ulteriore allontanamento del Paese che guida dalle istituzioni multilaterali, un trend già visibile durante la sua amministrazione. La crescente polarizzazione della politica globale e le tensioni tra le potenze mondiali potrebbero rendere ancora più difficile il lavoro della ICC e la sua capacità di perseguire giustizia per le vittime di crimini di guerra e contro l’umanità.
In questo contesto, le azioni di Trump rappresentano non solo un attacco diretto alla Corte, ma anche un indicativo delle sfide più ampie che la comunità internazionale deve affrontare nel mantenere l’ordine e la giustizia a livello globale.
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