Istat, effetto crisi in Italia: crolla il Pil, sale la pressione fiscale

Arrivano i dati che certificano le difficoltà dell’Italia nel 2020, l’anno della pandemia. E soprattutto il calo vertiginoso del Pil e l’indebitamento con cui si sono dovute scontrare le pubbliche amministrazioni. A rilevare il tutto è l’Istat, in un comunicato stampa emesso il 1° marzo e che mette il tutto nero su bianco.

Pil, consumi, esportazioni e importazioni: tutti i problemi dell’Italia

Il primo dato riguarda il Pil, prodotto interno lordo che assomma tutte le attività economiche svolte all’interno del Paese. E il cui calo è stato assolutamente significativo. “Nel 2020 il Pil ai prezzi di mercato è stato pari a 1.651.595 milioni di euro correnti, con una caduta del 7,8% rispetto all’anno precedente. In volume il Pil è diminuito dell’8,9%“, spiega infatti l’Istat.

Pesante anche il dato che riguarda consumi, investimenti e soprattutto transazioni con l’estero. Così l’Istat: “Dal lato della domanda interna nel 2020 si registra, in termini di volume, un calo del 9,1% degli investimenti fissi lordi e del 7,8% dei consumi finali nazionali. Per quel che riguarda i flussi con l’estero, le esportazioni di beni e servizi sono scese del 13,8% e le importazioni del 12,6%“.

Pubbliche amministrazioni e tasse: i dati dell’Istat

Chi ha vissuto un 2020 particolarmente difficile sono poi le pubbliche amministrazioni. Qui i dati che l’Istat ha registrato sono se possibile ancora più severi. “L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche, misurato in rapporto al Pil nel 2020 è stato pari a -9,5%, a fronte del -1,6% nel 2019 – si spiega nella nota –. Il dato è legato alle misure messe in campo per fronteggiare l’emergenza Covid. Il saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) misurato in rapporto al Pil, è stato pari a -6,0% (+1,8% nel 2019)“.

Nonostante questo, però, le tasse non sono divenute meno pressanti per gli italiani. Nel 2020 la pressione fiscale complessiva (ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi sociali in rapporto al Pil) è infatti risultata pari al 43,1%, in aumento rispetto all’anno precedente (42,4%). Lo rileva l’Istat, spiegando che il dato è legato alla minore flessione delle entrate fiscali e contributive (-6,4%) rispetto a quella del Pil a prezzi correnti (diminuito del 7,8%).

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